Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Pellicola dai toni decisamente contemporanei e che desidera gettare più di un dubbio lungo la dorsale dei criteri con i quali negli States si giudicano i potenziali colpevoli di omicidio. Il soggetto e la relativa sceneggiatura, firmati dall’autore di cinema, tv e teatro Jonathan Abrams passano nelle sapienti mani di uno dei registi tra i più americani e iconici dello scorso secolo e anche di quello presente, qui alla sua quarantesima, e probabilmente ultima, pellicola. E poco importa se il ‘prode’ Clint Eastwood all’anagrafe reciti quasi un secolo di vita, attualmente l’ ID card si attesta a quota 94, perché mentre assistiamo ai dubbi morali di un futuro padre di famiglia, con le sembianze rassicuranti dell’inglesissimo, e altrettanto perfettamente idoneo nel ruolo, Nicholas Hoult, l’anagrafe di Eastwood pare più che un limite un pregio. Ovvero il pregio di chi usa il mezzo cinema sfruttandone ogni anfratto e spiraglio, facendoci intravedere immediatamente dove possa fissarsi la scena, per quale ragione un solo apparentemente mite giornalista possa involontariamente, ma sino a un certo punto, rendersi protagonista di una vicenda dalle tinte decisamente thriller.
La trama è semplice nelle sue innumerevoli sfaccettature: un ex alcolista una sera di ottobre si reca in un bar a riflettere sul suo matrimonio. Nel medesimo luogo una coppia di fidanzati sta litigando in maniera furibonda. Fuori impazza un temporale. La ragazza prende la via di casa lungo una strada male illuminata e l'ex alcolista in auto urta quello che immagina essere un cervo. A distanza di un anno viene selezionato per fare parte di una giuria che dovrà decretare la colpevolezza o meno di quell'uomo che la stessa sera di un anno prima ha presumibilmente ucciso la sua ex fidanzata abbandonandone il cadavere in un torrente posto sul ciglio della strada.
Oltre al già citato Hoult vanno menzionati J.K.Simmons, nel ruolo di un altro giurato, oltre che ex poliziotto in pensione, e soprattutto un pubblico ministero, che nel bel mezzo della propria campagna elettorale per diventare procuratore, non desidera comunque abdicare alle proprie convinzioni su come il rispetto della legge e il raggiungimento anche della più scomoda verità siano imprescindibili per ottenere la versione migliore di qualunque società. A impersonarne il ruolo Toni Collette che a distanza di oltre due decenni torna al fianco di Hoult non più nelle vesti di sua madre (About a Boy; 2002) ma di coprotagonista.
Facile scorgere nella pellicola delle similitudini con altri film dallo sfondo processuale, prima fra tutte La parola ai giurati (12 Angry Men; 1957)di Sidney Lumet, simile proprio perché completamente ambientata nel ventre di un tribunale e di una giuria non unanime in termini di verdetto sempre riguardo un caso di omicidio. Ma come detto in tal caso è il dilemma morale che la fa da padrone e il senso d'impotenza con il quale deve convivere il protagonista.
Imperdibile per gli amanti del 'fu' Ispettore Harry Callaghan con la speranza, probabilmente vana, che non sia il suo canto del cigno.
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