Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
A 94 anni e sperando non abbia ancora a fermarsi potendo pure battere il record di Manuel De Oliveira, Eastwood continua a dirigere un lungometraggio cinematografico, in piena linea con I temi suoi della giustizia e della sua intrinseca fallacità, capacità d'errore e manipolazione umane, già presenti oltre venti anni fa nel bel "Fino a prova contraria".
I suoi film riescono sempre a portare con sè una boccata d'ossigeno e di respiro neoclassico che pare uscire dalla Hollywood anni '60, ancora non pienamente in mano della solita casta razziale e religiosa lavacervelli-non certo cristianamente- come quella di oggi(i preti di ogni confessione religiosa non fanno mai bella figura nei film dell'anticlericale Eastwood, basti ricordare il reverendo impersonato da Michael McKean del film citato, e i preti pedofili nelle scuole cattoliche canadesi e di assimilazione bianca per giovani nativi indiani, nel film "Indian Horse" di Stephen J. Campanelli, che ha prodotto nel 2018); in una efficace ri-attualizzazione de "La Parola ai giurati", lumetiano-friedkiniano, con la variabile non da poco, che il giurato dubbioso(Nicholas Houlth, bravo e vibrante) e che tanto si batte e spende per fare cambiare opinione agli altri membri della giuria colpevolisti per i più vari motivi sociorazziali, onde salvare il malcapitato e sappiamo innocente imputato, è anche consapevolmente il vero colpevole, a causa dell'omicidio stradale compiuto in una notte di scarsa visibilità per la pioggia, alla guida con dell'alcool in corpo, che non avrebbe dovuto avere, anche perché ex alcoolista.
La vittima è una malcapitata ragazza che si era incamminata sotto il diluvio nella notte inclemente, dopo un litigio in un pubblico locale e fuori di esso, con un apparentemente manesco fidanzato dai noti precedenti di bande e consumo di droghe, quindi colpevole perfetto e designato. Eastwood riesce come sempre ancora e da par suo, a mettere in discussione e gettare un certo seme critico per gli aspetti odierni della società occidentale femminilizzata, di crocifissione aprioristica dei maschi bianchi, praticata dai media e da una stampa "progressista" che tutto è, fuorché degna nemmeno di avvolgere un pesce morto,
Mostrando semplicemente che, come diceva John Wintergreen/Robert Blake in un capolavoro di quella Hollywood che fu, e quando ancora il cinema era vero cinema e Eastwood stesso si accrebbe come regista e interprete, "la verità è spesso più semplice di come la si vorrebbe far passare, se solo la si vuole vedere."
Bello il finale con la procuratrice dell'accusa Toni Collette che si presenta a casa ormai decisa a cambiare idea e fare comunque giustizia costi quel che costi, dovendo rivedere completamente le sue condizioni del processo.
Anche se questo vuole dire probabilmente rovinare per molti anni una famiglia con un bambino appena nato, e una giovane moglie e madre. Ma anche un padre colpevole, un altrettanto giovane ma innocente in carcere condannato all'ergastolo, e che potrebbe pure quindi togliersi la vita.
Cosa che non potrebbe fare nessun magistrato qui, a cui ben poco importa di qualche innocente in galera, e in cui nulla e nessuno potrebbe mai passare sopra e distruggere, il noto familismo amorale nazionale.
E viene a parlare di ciò, da ricordare lo splendido Ugo Tognazzi magistrato disilluso nel meraviglioso finale de "In Nome del Popolo italiano", di Dino Risi.
Ted_Bundy1979
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