Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Un saggio detto popolare afferma che "il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi".
Come a dire che ogni misfatto trova inevitabilmente il modo per essere scoperto e punito.
Delitto e castigo.
Un giornalista statunitense di una pubblicazione locale, viene scelto per fare parte di una giuria popolare chiamata a decidere le sorti di un giovane accusato di omicidio volontario. Il giurato, a cui la corte assegna il numero due, prova subito a cercare di farsi sostituire, adducendo un fatto piuttosto vero inerente la maternità a rischio della adorata consorte.
Ma la motivazione addotta non basta ed il processo, il cui indiziato è un ragazzo con fedina penale non proprio immacolata accusato di aver ucciso la fidanzata dopo una plateale litigata in un pub, ha inizio.
Man mano che la descrizione chiarisce la dinamica nota della vicenda, al giurato numero 2 capita di accomunare l'episodio a ciò che gli capitó quella medesima sera piovosa, mentre si trovava furtivamente a frequentare un locale non molto dissimile.
Una serata conclusasi con un urto contro un ipotetico animale selvatico che gli procurò danni al pick-uk in uso.
Il film segna l'atteso ritorno di Clint in veste di regista, indomito e tenace, come incurante dei 94 anni e mezzo che riesce a portarsi dietro con grande disinvoltura e lucidità di mente e d'azione.
Juror#2 è un film processuale con un buon ritmo narrativo, che pone significativi interrogativi sulle modalità attraverso le quali si è convinti di arrivare a stabilire chi è colpevole e chi innocente.
La bilancia oscilla anche quando percossa da un leggero alito di brezza, e il caso o l'azzardo si dimostrano i giudici più lungimiranti ed accorti di una squadra variegata di persone comuni chiamata a decidere le sorti di un accusato che non riesce a discolparsi. Clint il saggio trova la forza di raccontarci ancora una volta una storia emblematica di come il mondo sia iniquo e la giustizia terrena si riveli un gioco teorico risolto in modo posticcio e con lacune difficili da colmare, attorno ad un tavolo come un imprevedibile gioco di società.
Pensieri e riflessioni che piace pensare possano fare parte del pensiero di un uomo giunto lucidissimo ad un traguardo di vita in cui certi tipi di bilanci e considerazioni appaiono plausibili e sin doverosi dinanzi ad un individuo saggio e lungimirante.
Forse Juror#2 non trasuda proprio lo stile travolgente e limpido del grande cineasta, quello dei suoi noti capolavori esemplari, ma resta un buon prodotto cinematografico, ideale per riflettere sulla debolezza dell'umano giudizio di fronte ad eventi che non è dato poter chiarire.
Nel cast composito e di livello, le prestazioni dei due protagonisti-antagonisti, ovvero il giurato numero 2 Nicholas Hoult e l'avvocato d'accusa Toni Collette riescono ad esprimere nei rispettivi sguardi da una parte l'amarezza e il senso di colpa lancinante di riconoscersi poco a poco nel responsabile di una tragica fatalità che sta facendo incolpare un innocente; dall'altra la consapevolezza che la legge non può contare su un sistema in grado di fare venire sempre a galla le verità controverse che il caso bizzarro e beffardo stavolta ha celato in modo quasi diabolico.
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