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Kes

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Kes

di sasso67
10 stelle

Dei primi anni dell'opera di Ken Loach avevo visto Poor Cow (1968) e Family Life (1971), che mi avevano molto colpito. Questo Kes, che cronologicamente si inserisce trai due, è il migliore della trilogia, e probabilmente il capolavoro dell'intera filmografia di Loach. Pur essendo trascorso qualche anno, sono ancora ben presenti alcuni umori del free cinema, soprattutto dal punto di vista della critica sociale, se non da quello stilistico, in considerazione che il regista di Nuneaton ha avuto una formazione tecnica più televisiva che cinematografica. In questo senso, Kes colpisce per la descrizione di un ambiente che è degradato più per ragioni sociologiche che prettamente economiche: in fondo, un lavoro ce l'hanno praticamente tutti, anche se spesso si tratta di un lavoro alienante e pericoloso, qui la miniera, così come era stata la fabbrica in Gioventù, amore e rabbia di Richardson.

La scuola frequentata dal giovane protagonista Billy Casper, poi, è da far accapponare la pelle: anziché protendere alla formazione dei ragazzi, sembra una palestra per sfogare l'autoritarismo e le frustrazioni degli insegnanti. All'insegna del registro comico-grottesco è l'episodio, peraltro molto riuscito, della partita di calcio durante l'ora di ginnastica (sequenza che Loach riprenderà, almeno parzialmente, per un altro dei suoi film migliori, My Name is Joe, del 1998), con l'insegnante ottuso e borioso che si crede bravo come Bobby Charlton del Manchester United, mentre uno solo del corpo docente capisce e favorisce l'interesse di Billy per l'addestramento del suo gheppio. Purtroppo il finale è amaro e probabilmente la rabbia del ragazzo è destinata a gonfiarsi dentro di lui, anche se il finale eleva la sua maturità al di sopra di quella della società che sembra volerne strangolare le capacità e le aspirazioni di crescita.

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