Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Il Ferreri grezzo della prima ora, quando gli oggetti non avevano ancora preso il sopravvento e gli uomini erano ancora fatti di carne e di sentimenti. L'ambientazione è puramente bunueliana: gli storpi, le galline maltrattate, la meschinità borghese, i crocefissi ovunque. Del Maestro surrealista mancano però le accensioni oniriche, nonchè la ferocia e il rifiuto della psicologia. In compenso, Ferreri si presenta con uno stile ancora approssimativo, trasandato in alcuni frangenti, ma ammirevole per il distacco, la misura, la capacità di evitare facili effetti shock e di ricondurre la rappresentazione nel canale di un meta-realismo oltre il quale si possono intravvedere risvolti metaforici, l'abilità infine nel temperare il residuo patetico/sentimentale insito nella vicenda. Come apologo paradossale sull'invalidità è forse ancora acerbo; come radiografia della miseria borghese coglie nel segno, indicando in lavoro e famiglia i due principali strumenti di oppressione della libertà.
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