Regia di Francesco Cordio, Alberto Manni vedi scheda film
Ritratto commosso di Tommaso Maestrelli, ricordato soprattutto come il vero artefice della storica vittoria del primo scudetto della Lazio, nel 1974, ma soprattutto uomo di enorme spessore morale e civile. Il toccante documentario di Francesco Cordio (già autore di un film sugli Inti-Illimani e del magnifico Roma Golpe Capitale) e Alberto Manni ricostruisce, con zelo cronologico, gli anni come calciatore, con più che giustificate ambizioni da nazionale, e quelle da allenatore, ruolo nel quale Maestrelli riuscì nel miracolo di resuscitare squadre come il Foggia o la Lazio, che in tre anni passò dalla serie B al vertice del campionato passando per un terzo posto non appena rientrata dalla serie cadetta. Il film riesce soprattutto a restituire - grazie alle testimonianze del figlio Massimo e a quelle dei sopravvissuti a quell'indimenticabile stagione - la grandezza di un uomo mite, generosissimo, prematuramente scomparso (nel 1976), capace di tenere insieme uno spogliatoio composto da uomini rissosi, divisi in due gruppi inconciliabili che la domenica si ricompattavano, riuscendo a compiere prodezze incredibili, grazie a quell'idea pionieristica di calcio totale - "a colori", come recita il sottotitolo del doc - che anticipò quello olandese. Il film rende lo spirito di un'epoca in cui non c'erano i nomi dei giocatori sulle maglie, in cui si esultava soltanto alzando le braccia al cielo e in cui tutto sembrava più semplice e più vero. Produce con coraggio Groenlandia di Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Complimenti, perché è un film che apprezzerebbe anche un romanista (così come Mi chiamo Francesco Totti o 11 metri possono essere apprezzati da un tifoso della Lazio).
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