Regia di Gianfranco Parolini vedi scheda film
Sabàta è il secondo personaggio dello spaghetti western, dopo Sartana, creato da Parolini, mestierante dalle discrete doti che diede vita a numerose fortunate saghe (vedasi anche quella dei Tre supermen) pur avendo a disposizione sempre mezzi molto modesti. Qui l'unico 'effetto speciale' a disposizione è la presenza del già mitologico Lee Van Cleef; sul 'Cattivo' leoniano è modellato anche il protagonista di questa pellicola, bandito che dalla sua ha, oltre alla solita, prodigiosa mira, una rilevante scaltrezza e una predisposizione al doppiogiochismo. Pur all'interno di un canovaccio non esaltante (d'altronde lo spaghetti western aveva ormai prodotto svariate decine di titoli, saturando il mercato e svuotando la fantasia degli sceneggiatori), la storia di Sabàta risulta gradevole per l'accurata caratterizzazione del personaggio centrale (già più sfocati sono gli altri) e per l'alto ritmo di cui la pellicola gode. Il copione è firmato dal regista con Renato Izzo; fra gli altri interpreti si segnalano William Berger e gli italianissimi Linda Veras e Pedro Sanchez; le patetiche musiche di Marcello Giombini (con un ripetuto tema seriamente bruttarello) spezzano un po' l'atmosfera di tensione del lavoro. 3/10.
Il bandito Sabata recupera il bottino di una rapina, riceve la ricompensa relativa e minaccia quindi di fare i nomi degli insospettabili mandanti del crimine: ricattandoli, arrotonderà ulteriormente il suo incasso. Ancora non pago, si fingerà morto per ottenere anche la propria taglia.
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