Regia di Georges Franju vedi scheda film
Il film di Franju più che un horror a me sembra un melodramma lancinante,un urlo che si strozza in gola,descrive come meglio non si potrebbe la malinconica solitudine di un freak(la figlia del dottore) che si dibatte nella propria sventura da cui cerca illusoriamente di uscire facendo telefonate mute al suo ex fidanzato,solo per sentire la voce del suo amato,solo per avere un attimo di felicità,di emozione,prima di ripiombare nell'abisso della propria disperazione.Intendiamoci non è peregrina la definizione di horror,la storia richiama suggestioni direttamente mutuate a opere come il Golem(perchè il padre vuole dare una nuova vita a quell'involucro mostruoso che racchiude sua figlia) o Frankenstein ma Franju ci aggiunge di suo una cura formale che spesso è aliena alla brutalità conclamata del genere horror(a cui si possono ascrivere le scene dalla camera operatoria ancora impressionanti a distanza di tanti anni per la suggestione che ancora evocano) e insiste sul personaggio dolente della figlia,imprigionata suo malgrado e causa,ancora suo malgrado, della morte di altre fanciulle adescate e vittime degli esperimenti non riusciti del padre. Il volto sfigurato della figlia si riduce solo a due occhi luminosi nascosti dietro una maschera bianca che diventa la vera e propria icona del film.Il finale è sospeso come in una dimensione onirica,sembra quasi il finale di una fiaba legata a miti ancestrali.Un film di enorme fascino,intatto ancora a distanza di tanti anni.Il grande cinema non invecchia mai....
regia sospesa tra un elevata cura formale e un imprssionante realismo delle scene dalla camera operatoria
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