Regia di Georges Franju vedi scheda film
Una serie di alberi spettrali e spogli assediano il percorso di un’auto che incede nella notte. Alla guida una donna tormentata pulisce il vetro, un po’ per cercare di vederci meglio data la foschia invernale, un po’ per dare sfogo alle sue preoccupazioni. Sul sedile di dietro una figura indistinta è scossa dalle irregolarità dell’asfalto. La strada percorsa è secondaria, sembra deserta. Invece un’altra macchina si avvicina, punta i fari sulla scia della vettura che la precede, poi sorpassa facendo tirare un sospiro di sollievo all’autista. Ci si aspetta un contrappunto musicale alla “Psyco” e invece affiora la musica febbricitante e oscura di Maurice Jarre. Anche qui dopo tutto c’è una donna al volante che sembra in fuga da qualcosa o qualcuno, e il suo traguardo non è un motel bensì le rive della Senna, fiume ideale per scaricare corpi di giovani vittime…
Il soggetto di “Occhi senza volto” è quantomeno insolito, coraggiosamente oscillante tra i toni del noir, del polar, con tanto di richiami fantast(ascientif)ici e onirici. Il ritmo è quello flemmatico e raffinato dei film classici, che rievoca più volte certe atmosfere hitchcockiane di apparente “no way out” come in “Notorius”. Pure qui c’è una giovane donna in pericolo, e saranno in molti a cercarla.
Georges Franju si affida a una gradevole spirale lugubre che vive più delle due volte della Madeleine di “Vertigo”, reiterando l’alternarsi di morte e vita, e di subconsci ingannati da un finto amore paterno. Trattenuto da ingenuità e didascalismi narrativi, “Les yeux sans visage” si dimentica di alcuni particolari che riducono la suspense e minano un po’ la piena credibilità della storia. Se solo fosse stato in grado di allontanarsi dalle circostanze che riconducono inevitabilmente al mondo reale, sarebbe stato un esempio clamoroso di film grottesco e avrebbe marcato ancor di più i suoi intenti tragici e malvagi.
Nel maggio del 1960, alla sua uscita nelle sale italiane, purtroppo fu tagliato perché ritenuto eccessivamente brutale; tra le scene che impressionano maggiormente c’è quella di una crudele operazione facciale mentre il chirurgo al lavoro mostra la fronte madida di sudore. Rivisto oggi bisogna sottolineare il fatto che la pellicola ha perso molto della sua azzardata fascinazione, che per un pubblico scaltro potrebbe risultare quasi rasserenante. Tuttavia conta tra le sue fila fior di attori come la nostra Alida Valli (ancora un “aggancio” con Hitchcock) e Claude Brasseur (il padre di Sophie Marceau ne “Il tempo delle mele”) nei panni del simpatico ispettore.
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