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About Luis

Regia di Lucia Chiarla vedi scheda film

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La recensione su About Luis

di pazuzu
7 stelle

Lontana dal voler fornire risposte facili, la regista osserva i due adulti porsi su due sponde diverse in un conflitto di valori, con questioni private e minime che finiscono per andare a toccare le regole basilari su cui si basa la convivenza civile.

 

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Jens fa il tassista, e lavora ad ogni ora, principalmente di notte: non per diletto, ma perché la crisi economica, unita alle nuove app che permettono a chiunque di fare lo stesso lavoro senza pagare le tasse, hanno messo l'intera categoria in seria difficoltà; sua moglie Costanze è architetto, ma ha un lavoro precario ed è costretta ad accettare incarichi all'ultimo minuto pur di portare a casa uno stipendio decente. Insieme, arrivano con fatica a far quadrare i conti alla fine del mese; ma il loro mondo collasserebbe se non intervenisse la madre di lei, che spesso e volentieri la sera fa le loro veci in casa e sta con Luis, il figlio in età scolare. Quando la scuola del ragazzino li contatta per avvisarli che sta diventando vittima dei bulli per via del suo zaino violetto con su un unicorno decorato di strass, consigliando loro di comprargliene uno diverso, la cosa diventa motivo di discussione. E mentre loro si confrontano su ogni singolo passo da fare, la situazione del ragazzino diviene sempre più precaria.

 

 

Come recita il titolo stesso, About Luis ha come oggetto del proprio racconto il bambino, che però non viene mai mostrato, al massimo se ne ode la voce al telefono, o mentre lo si immagina declamare i versi che ha scritto su un quaderno, nei quali denuncia il proprio smarrimento. Lucia Chiarla, regista italiana di casa in Germania, parte dal testo teatrale El pequeño poni, di Paco Bezerra, ma gira il film totalmente in esterno, senza mai metter piede all'interno della casa, la cui soglia il padre non varca mai. È il suo taxi, infatti, il fulcro dell'azione, ed è lì che lui si incontra con la moglie per parlare, per discutere, per organizzare supposte uscite fuori porta destinate ad essere abortite sul nascere, anche per scambiarsi qualche tenerezza.

 

 

Nella forzatura di questa scelta di sceneggiatura sta il tentativo, alfine riuscito, di restituire il disagio della coppia a barcamenarsi in una società nella quale tutto va fatto di corsa pena il fallimento; che è la stessa società che incoraggia a fregare il prossimo, o altrimenti a fare la faccia brutta nei confronti del furbo di turno, che solitamente la fa franca. In un mondo nel quale il bullismo è riconosciuto come la strada maestra sotto la forma della legge del più forte, il ragazzino rimane sullo sfondo, messo in un angolo da un sistema scolastico che non lo sa proteggere, a pagare lo stallo dei genitori, che si interrogano sul da farsi senza riuscire ad essere fisicamente presenti perché sotto il ricatto di una condizione lavorativa instabile che li pone quotidianamente sotto scacco.

 

 

Lontana dal voler fornire risposte facili, la regista osserva i due adulti porsi su due sponde diverse in un conflitto di valori, con questioni private e minime che finiscono per andare a toccare le regole basilari su cui si basa la convivenza civile. È giusto cedere al ricatto del più forte e costringere Luis a cambiare zaino? Fino a che limite è il caso di tenere il punto e incoraggiarlo a difendere il proprio diritto all'autodeterminazione? Ma davvero gli adulti di oggi sanno riconoscere un'ingiustizia? Ed è possibile, oggi, mantenere una posizione eticamente corretta su questioni di principio senza finire sopraffatti?
Segue dibattito.

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