Regia di Lars von Trier vedi scheda film
La sceneggiatura di due giovani viene perduta; i due sono costretti a scriverne un'altra che parla di un'epidemia, ma una vera epidemia si sta diffondendo contemporaneamente.
Nel secondo capitolo della trilogia europea, von Trier si allontana ancora di più dal cinema tradizionale, scappa da qualsiasi genere cinematografico (anche se alcune sequenze puzzano di horror e in altre cede a un umorismo misero) e continua le sue sperimentazioni che lo portano a risultati formalmente diversissimi dal capitolo precedente. La ricercatezza dei movimenti di macchina e la bellezza delle immagini de L'elemento del crimine vengono sostituite da lunghe inquadrature fisse e immagini grezze in bianco e nero. I contenuti invece hanno molto in comune: dai protagonisti determinati ma incoscienti di essere la fonte del pericolo in un'Europa devastata, alla ricerca di un'ambiguità ipnotica.
Il problema principale è un ritmo asfissiante, ma le urla finali svegliano appena in tempo per non perdersi la parte migliore.
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