Regia di Jerry Hopper vedi scheda film
Jerry Hopper torna oltre che ai sentieri del Western nei quali era un vero professionista soprattutto in tv, a quelli del noir di ambientazione pugilistica che anche a metà degli anni cinquanta conosceva un suo momento d'oro.
Ma a differenza del titolo che lo farebbe pensare, qui non siamo in una storia di mafia e corruzione che grava sugli incontri della boxe professionistica, quanto al dramma interiore del protagonista Eddie Quaid/Tony Curtis, improbabile campione (in brevissimo tempo e a età matura)del mondo dei medi- seppure Curtis la noble art l'aveva praticata nella realtà, che per non perdere l'incontro di rivincita dopo avete perso il titolo interpretato dal grande stunt John Daheim, rende in condizioni cliniche disperate il campione polacco Al Gorski, in una storia che pare percorrere la vera tragedia che avvenne negli anni ottanta a Ray "Boom Boom" Mancini con il pugile sudcoreano Duk Koo Kim.
Gli attori, a partire da Ernest Borgnine/Bernie Browne allenatore letterato ed ex convitto in carcere per omicidio stradale, e che proprio quell'anno avrebbe vinto l'Oscar come Miglior Protagonista per "Martin, vita di un timido", sono tutti eccellenti, così come il padre fallito e alcolista di Eddie, Pat, interpretato da un altro grande attore caratterista come Jim Backus, lo stesso anno di un altro celeberrimo ruolo di padre in "Gioventù bruciata", David Janssen in un personaggio cinico e opportunista, il grande John Marley prima di trovare Cassavetes nei panni cruciali dell'arbitro "che deve pensare due volte prima di fermare l'incontro" Tommy Dillon; purtroppo è un pò datato un certo tenore melodrammatico ed eccessivamente melenso-edificante della vicenda, forse reso un pò prolisso dall'edizione italiana. Che però ha un doppiaggio di altissima levatura, trovandosi poi, negli anni cinquanta.
E cioè nomi come Stefano Sibaldi per Tony Curtis, Giorgio Capecchi per Borgnine, Lauro Gazzolo ecc.
Bella la scena in cui Mike Walsh, il padre di Pat Crowley/Julie Walsh ricusa Eddie come fidanzato della figlia quando ancora solo un commesso con il padre disoccupato a casa, su di un presupposto puramente di future opportunità e garanzie per la figlia, e quindi socioeconomico e di ereditarietà dei caratteri di personalità da fallito perdente, del padre.
Cose e notazioni che chi scrive da fighetto del Dams su riviste di cinema probabilmente non potrà mai capire ma qui espresse benissimo, e siamo nel 1955.
John Nada
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