Regia di Hall Bartlett vedi scheda film
Un film difficile ma ben fatto, che vince la sfida. Attraverso la rappresentazione di una serie di donne con problemi mentali, ricoverate in una casa di cura americana, il regista riflette su quali siano le cause profonde di molti disturbi che vengono scambiati per follia incurabile, e sui metodi di cura. Attraverso la progressiva definizione dei personaggi e l'affiorare del loro passato, si vengono a delineare le cause profonde del loro malessere: l'una vide il padre abbandonare lei e la madre per un'altra donna quando era in tenerissima età, un'altra ha perso il bambino ancora nel suo grembo perché insistì a guidare lei quand'era ubriaca. Altre profonde ferite del genere fanno soffrire ciascuna delle poverette. Non sono state in grado di far fronte alla loro sofferenza, o sono state distrutte dal rimorso, e per questo la loro mente non riesce più a funzionare propriamente. Di fronte a questa realtà troviamo le due posizioni: quella della capoinfermiera, che le considera delle pazze pericolose, da cui guardarsi le spalle e da trattare quasi come animali; dall'altra quella del dottore, che le tratta con la dignità di persone, è convinto che abbiano bisogno d'amore e vengano aiutate a guarire, solo se si riesce a portare alla luce e a guarire ciò che le tormenta dentro. Più che uno scontro tra metodi retrogradi e metodi progressisti, bisogna secondo me parlare di scontro tra persone egoiste e ciniche, e altre che desiderano aiutare e fare del bene a chi è reietto e sofferente. Ai margini vi sono i pregiudizi negativi di molte persone, che feriscono profondamente le pazienti proprio perché le colpisce nella loro dignità.
Certamente non si può dire che tutte le malattie mentali siano causate da traumi e sofferenze, ma diverse certamente sì, e il film ci offre una salutare riflessione su come si possano aiutare tali persone. Ancora più importante è l'insistenza di tutta la sceneggiatura sul trattarle con rispetto e dignità, perché questo è un diritto di ogni essere umano. E' un film che ha qualcosa da dire anche attorno al dibattito sulla "legge Basaglia".
E' una pellicola introspettiva, basata sulle psicologie e sui dialoghi, che comunque riesce a mantenere una buona tensione durante tutto il suo corso. Molto brave trovo tutte le attrici che intepretano le pazienti, e anche la stessa Joan Crawford nella parte della gelida capoinfermiera. Nota di merito anche per Polly Bergen.
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