Regia di Dorothy Arzner vedi scheda film
"Dance, Girl, Dance”, uscito nell’agosto del 1940, come molte altre pellicole di allora, racconta una nazione stretta tra due fuochi, la grande depressione, che fece seguito al crack del ‘29, e la seconda guerra mondiale da poco scoppiata. In tal situazione un gruppo di ballerine si guadagna da vivere con lavori saltuari. L’ultimo dei quali svanisce a causa di una retata della polizia che mette sotto sequestro il “Palais Royale” di Akron e la bisca clandestina che si nasconde dietro i lustrini e le pailettes delle ballerine. Tra di loro seguiamo le sorti della cinica Bubbles (Lucille Ball) e della timida ed introversa Judy (Maureen O’Hara). Senza lavoro, senza soldi e prossime a restare senza un tetto le ragazze tornano a New York nella speranza di ricevere aiuto da Madame Basilova, maestra e agente dell’intero corpo di ballo del Palais Royale.
Il film di Dorothy Arzner mise in evidenza le difficoltà e le umiliazioni insite in un ambiente estremamente selettivo, maschilista e moralmente discutibile. La regista tuttavia non rinunciò ad esplosioni di leggerezza che addolcissero i passaggi più dolorosi di un film che non voleva essere sciocco tantomeno frivolo. Gli americani erano ancora in cerca di tocchi di eleganza, storie a lieto fine e risate che scacciassero le nubi del passato e i venti dell’imminente guerra. Per questo motivo Arzner si mantenne saldamente in equilibrio tra le rivendicazioni di uno stato sociale estremamente fragile e diseguale e la tagliente comicità dello sguaiato e squallido spettacolino newyorkese di “Tiger Lily”. La regista, nata a San Francisco, affidò ai personaggi di Bubbles e Judy il ritratto dell’America.
Bubbles è una donna forte e concreta. L’indipendenza è il suo vanto e sulla sua concretezza spinse molto la regista il cui sguardo di donna è facilmente riconoscibile durante tutta la narrazione. Lucille Ball incarna alla perfezione il ruolo della show girl che prende la vita di petto e trasforma ogni possibile fallimento in occasione di riscatto. Dorothy Arzner, tuttavia, non si lasciò distrarre dalla scaltra sensualità di Bubbles tantomeno dalla sua giocosa furbizia. Conferì, piuttosto, al personaggio di Maureen O’Hara il ruolo guida per le donne coraggiose, pronte a reagire e coltivare i propri sogni nonostante il periodo storico senza sbocchi apparenti. Due facce della stessa medaglia, Judy e Bubbles, nella loro diversità di carattere (e aspetto), si completavano a vicenda dando ad ogni donna d’America la sensazione di potersi immedesimare in almeno una di loro.
Non so se sia corretto parlare di femminismo in “Dance, Girl, dance”. Forse è più giusto evocare lo “sguardo femminile” dell’opera. Sta di fatto che la reprimenda di Judy, che ammutolisce un teatro di buzzurri e strappa l’applauso delle poche donne presenti, risulta ancora oggi di straordinario effetto. La sequenza è disarmante e appare decisamente in anticipo sui tempi. Arzner dunque produsse un film sulle donne e per le donne, almeno quelle ansiose di incanalare la propria vita su binari scelti da loro stesse. Le donne di Dorothy Arzner erano in grado di esprimere le proprie opinioni, attaccare i baluardi di un sistema vile e moralista senza tuttavia mettere a repentaglio prerogative femminili come la bellezza e il desiderio di amare che restavono pur sempre capi saldi della società degli anni pre bellici.
Lucille Ball, starlette del cinema anni ’30, è semplicemente strepitosa nei panni della sfacciata ed imprevedibile Bubbles. Effervescente come le “bollicine” di champagne, abile manipolatrice a cui è facile rivolgere la propria simpatia per l’abilità di raggirare il sistema a proprio vantaggio. È senza dubbio l’anima giocosa, indomita e ironica della pellicola di Dorothy Arzner. Maureen O’Hara, famosa Esmeralda nel “Notre Dame” William Dieterle cresce sulla distanza. La sua Judy, ballerina classica troppo sensibile, smette di piangersi addosso trovando un’insperata forza motrice dentro di sé che sa di resilienza e riscossa. Da segnalare la presenza nel cast di Ralph Bellamy, Louis Hayward e di Maria Uspenskaja. Quest’ultima attrice ed insegnante di recitazione aveva importato negli Stati Uniti il celeberrimo “metodo Stanislavskij” reso popolare dai suoi allievi Stella Adler e Lee Strasberg. Lo script invece fu elaborato da un soggetto della scrittrice Vicki Baum, ebrea viennese costretta all’esilio negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali. Scrittrice di best seller tra cui “Menschen in Hotel” da cui fu tratto “Grand Hotel” di Edmund Goulding.
“Girl, dance, Girl” fu un flop e, di fatto, l’ultimo lavoro cinematografico di Dorothy Arzner, prima donna ad entrare nella Directors Guild of America. La ragazza aveva ballato, forse, con troppo furore. Finì per pestare i piedi di chi reputava il suo film fin troppo sovversivo.
RaiPlay
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