Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Perchè è così difficile perdonare gli errori degli altri ed è così facile invece passare sopra ai propri? Su questa tesi si sviluppa un'interessante vicenda assolutamente bergmaniana (tragedia e malvagità umana sono parte integrante e fondamentale della storia), ferocemente critica non tanto verso la società che permette tanta violenza (psicologica e fisica), ma contro l'uomo stesso che l'ha insita in sè. Il pessimismo dell'autore - anche sceneggiatore, insieme a Olle Lansberg, da un racconto di quest'ultimo - è infatti cosmico, il senso di disperazione che attanaglia le anime dei due giovani protagonisti, vessati da un destino misero e da famigliari e conoscenti ottusi ed egoisti, aleggia nell'aria di una trama che - proprio per questa sua rude predisposizione al dramma - non avrebbe meritato un simile lieto fine. L'apertura conclusiva d'altronde si riallaccia a quella, per es., di Piove sul nostro amore (1946), come se nei suoi primi lavori il Maestro svedese ancora volesse lasciare un raggio di speranza al proprio pubblico, nonostante l'impietosa descrizione dei misfatti umani (in particolare non è difficile riconoscere il suo marchio nella dettagliata descrizione dei litigi fra padre e madre della ragazzina, una sorta di anticipazione dell'autobiografismo esplicito di Fanny & Alexander, 1982). Con un cast piuttosto anonimo, ma ben diretto (Bengt Eklund era già stato nel precedente Musica nel buio e sarà nel successivo Sete, nel quale reincontrerà Mimi Nelson, qui in un ruolo laterale), e con budget risicato della Svensk Filmindustri, cui all'epoca Bergman era abituato, Città portuale si segnala per essere il primo incontro sul set fra il regista e il direttore della fotografia Gunnar Fischer (Due esseri, Dreyer, 1945): ne nascerà un importante sodalizio artistico. Apprezzabili anche le musiche di Erland von Koch, al fianco di Bergman fin dagli esordi (Crisi, 1946). 6/10.
Un portuale e un'operaia si fidanzano; lei nasconde però un passato fatto di traumi, fughe di casa, amori sbagliati e riformatorio. Ma l'amore vince su tutto.
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