Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
La voce off del narratore introduce le premesse che animano la vicenda: "La nostra è una piccola città che bagna i suoi piedi nel fiume e si addormenta dolcemente nel verde. Non c'è neanche la ferrovia a rompere la dolce calma di questo idillio, non c'è industria o porto a disturbare la pace del giorno o ad infrangere il silenzio della notte. L'unico evento della giornata è l'arrivo della corriera, che porta i giornali, la posta e qualche volto forestiero: volti che portano i segni di una vita frenetica e pericolosa. Oggi con la corriera è giunta qui da chissà dove una donna: di lei non si sa nulla e il suo aspetto è scandaloso. Vesti, volto, unghie, cappello ed occhi: ogni suo lato porta i segni di una vita nella grande città. Comunque i più astuti di voi possono ben immaginare che cosa questa signora sia in grado di scatenare. Si tratta di una tale Jenny, che dopo diciotto anni è tornata dalla figlia Nelly, che aveva affidato alle cure della signora Ingeborg Johnson. Molti concordano con lo zio Edvard, il medico di Ingeborg, quando afferma che questo sarà un brutto colpo per la povera Ingeborg. La signora Ingeborg è un'insegnante di pianoforte ed affitta una sua stanza ad un giovane veterinario, Ulf. La nostra storia comincia qui: non la definirei un dramma straziante, piuttosto un dramma quotidiano. Dunque, è quasi una commedia. E ora si apra il sipario...". La giovane Nelly (Inga Landgré) è corteggiata vanamente da Ulf (Allan Bohlin), ma freme soltanto, appassionata di danza, per il prossimo ballo di beneficenza in paese, dove potrà sfoggiare lo splendido vestito regalatole per l'occasione proprio da quella Jenny (Marianne Löfgren) che considera, pur sapendo che si tratta della sua madre naturale, solamente una zia: la donna, però, è venuta in paese, raggiunta ben presto dal suo giovane amante Jack (Stig Olin), proprio per riprendere sua figlia con sè e condurla in città per una nuova vita. Ingeborg (Dagny Lind) è disperata, prega Jenny di non portare via la ragazza, le rivela che è gravemente malata, la implora di lasciarla con lei almeno per il tempo che la separa dalla prossima morte e alla fine si accordano per lasciar decidere Nelly del proprio futuro. Intanto fervono i preparativi per il ballo di beneficenza e Ulf, visti i suoi continui fallimenti, riceve i consigli di Ingeborg per far breccia nel cuore di Nelly:
"Gli uomini non sono molto furbi... Dovrai conquistarla, stasera. Lei ti vedrà in mezzo a tutti gli altri, affascinante e bello".
"Non sono mai stato bello".
"Un uomo che si propone alla luce della luna lo è sempre... Mai fare proposte di giorno!".
Ma sarà Jack, durante la serata del ballo, grazie al suo fascino, all'alcool e alle sue canagliesche abilità affabulatorie, a sedurre Nelly e soltanto il tempestivo intervento dell'ingelosito Ulf eviterà alla ragazza il rischio di un'ulteriore "compromissione". E mentre le chiacchiere e l'imbarazzo per i riprovevoli avvenimenti accaduti durante la serata si diffondono immediatamente tra le malelingue del paese, Nelly accetta la proposta di Jenny e parte insieme alla madre (e a Jack, che Jenny le presenta come il figlio del suo fratellastro per nasconderle la loro relazione) per qualche settimana di vacanza in città. Col trascorrere del tempo, però, le condizioni di salute di Ingeborg peggiorano sensibilmente, una crisi dopo l'altra approssimano il momento della fine, al punto che la donna decide di partire per la città per rivedere, forse per l'ultima volta, la sua amata Nelly, che nel frattempo ha trasformato il suo periodo di vacanza in una definitiva occupazione nel salone di bellezza della madre e in una residenza stabile a Stoccolma. Nelly, felice per gli agi della sua nuova vita, apprende da Ingeborg che anche Ulf, all'epoca della sua partenza, abbandonò il paese per trasferirsi in città, ma la donna preferisce non riferirle nulla sull'aggravarsi della propria malattia. Si salutano con la promessa di rivedersi presto e poi Ingeborg riparte. Jack la accompagna al treno e proprio lui, durante una lunga conversazione alla stazione, le rivela tutto quello che Nelly avrebbe desiderato raccontarle in quella breve visita:
"Tutto è stato confuso finchè non ho incontrato la sua ragazza...dico la 'sua' perchè lei l'ha cresciuta, anche se è stata Jenny a metterla al mondo... Beh, da allora non sono più una creatura lunare in una vita lunare. Mi capisce?".
"Veramente non molto".
"Non è facile da capire, lo so. Ma ciò che voglio dire è...".
"È innamorato di Nelly?".
"Non è questo...non si tratta di questo, io non posso innamorarmi, sono già innamorato di me stesso. Ma Nelly...in qualche modo è vera, lei sa che cosa voglio dire?".
"Sì, lo so".
"È così vera che con lei io divento irreale e comincio a chiedermi perchè vivo come un fantasma".
"Forse ora capisco".
"Lei potrebbe essere la mia ancora nella realtà. Per il mio bene, tutto qui. È un punto di vista egoistico".
"Ma c'è un prezzo da pagare per questo".
"Oh, sì. Se uno prende senza mai dare, la punizione è estremamente severa".
"Posso avere una sigaretta? Le sue parole mi turbano".
"Certo, la prenda".
"Grazie".
"Devo dire che io la ammiro".
"Mi ammira?".
"Lei ha dato e dato senza mai pensare a se stessa".
"Lei crede?".
"Nelly parla sempre di lei, le vuole molto bene. Un giorno tornerà da lei e le restituirà il suo bene. Allora io e Jenny dovremo pagare. Jenny vive a mie spese e io vivo a spese di Nelly: è un meccanismo infernale. Dobbiamo mostrarci contenti di avere il suo sostegno. E le dirò un'altra cosa: stasera mi toglierò questo vestito a strisce, ne farò un pacchetto e lo spedirò a Jenny. E mi chiedo che cosa farò subito dopo: indosserò i miei vecchi vestiti e lascerò Jenny e tutto quello che la circonda. Vivrò in un sottoscala dove può brillare la luce della luna, guarderò fuori i campi irrorati...la baia...e due grandi fabbriche di grano".
Arrivata a casa, Ingeborg riceve la visita di Ulf, che ha deciso di tornare in paese e trasferirsi nuovamente nella stanza in affitto nella casa della donna. Nelly e Jack, intanto, diventano amanti: Jenny, però, li sorprende a letto e rivela alla figlia il vero volto di Jack, smascherando il cumulo di menzogne con cui l'ha raggirata pur di possederla. Esplode il dramma.
Sulla qualità della sceneggiatura di Crisi, suo esordio alla regia, è esplicito lo stesso Bergman ("Se me lo avessero chiesto avrei sicuramente tratto un film anche dalla guida del telefono"), che la ultimò in un paio di settimane sulla base della commedia La bestia madre del danese Leck Fisher (che godrà in patria, nel 1955, di una nuova versione cinematografica, Min datter Nelly, diretta da Alice O'Fredericks, nome d'arte di Alice Otha Frederiksen, svedese di nascita ma trasferitasi, dopo il divorzio dei genitori, con la madre a Copenaghen e divenuta una vera e propria pioniera del cinema danese, con oltre 70 regie in carriera tra il 1934 e il 1967): fu un pesante insuccesso commerciale, segnato da una lavorazione tribolata, con le riprese in esterni a Hedemora funestate dal maltempo e la conseguente lievitazione delle spese di produzione.
Nella Svezia dell'immediato dopoguerra l'esigenza primaria è il possesso, tornare al materialismo per cancellare le ferite del conflitto europeo (a cui partecipò negli ultimi due anni nonostante la controversa neutralità): da questa spinta il Paese trarrà la forza non solo per sostenere la propria economia, ma anche per partecipare alla ricostruzione industriale dell'Europa Settentrionale. Da un punto di vista sociale, tutto ciò si tradusse in una generale voglia di possesso (di qualcosa o di qualcuno): il desiderio di ricchezza, amore, fama e successo, alimentava smodatatamente, infatti, ogni pulsione umana (potendoselo, tra l'altro, permettere, visto che la nazione non doveva ricostruirsi un'identità sopra macerie che non esistevano). Crisi ne è una fedele (e simbolica) testimonianza storica, che Bergman critica sin dal testo della voce fuori campo nell'incipit (quei "volti che portano i segni di una vita frenetica e pericolosa"...): da Ingeborg, che non vuole lasciare alla madre la sua amata Nelly, a Jenny, che rivuole la ragazza con sè per mascherare la propria solitudine, da Ulf, che ama Nelly e la vorrebbe più di qualsiasi altra donna al mondo, a Nelly, che invece si lascia sedurre da Jack e a lui si concede, arrendendosi ai fuochi della passione, dai clienti del salone di bellezza di Jenny, caotico trambusto di anime venute ad imbellettarsi l'apparenza, alle chiacchiere di Ingeborg con le amiche del paese, dal continuo e scherzoso rinfacciarsi delle reciproche povertà ai piccoli prestiti di denaro, fino ai frequenti riferimenti di Jack al tornare ad indossare i suoi "vecchi abiti". Bergman compone e tratteggia un'istantanea di una società borghese in restyling focalizzando la propria attenzione su una vicenda di amore materno conteso tra due donne e, specularmente, dell'amore di una ragazza contesa da due uomini, sottolineandone i conflitti generazionali: Jack è l'elemento chiave della narrazione, è il bergmaniano "personaggio con la maschera" che con le sue azioni regolerà drammaturgicamente le evoluzioni della vicenda, rivelando il proprio volto reale e risolvendo i destini di quegli amori. Temi fondamentali lungo l'intera carriera cinematografica dell'autore, che qui affronta per la prima volta riuscendo ad innestarli in quello che, ridotto all'osso, è formalmente pur sempre un torbido melodramma, anche se "mascherato" (e posticipato nel suo manifestarsi) dalla fuorviante leggerezza di toni dell'introduzione della vicenda, con la presentazione della comunità paesana, il ballo di beneficenza, l'idillio in riva al fiume tra Nelly e Jack, movenze serene da commedia di costume che ben presto cederanno il passo alla concitazione della tragedia incombente (salvo poi "ritrovarsi" nell'happy end). Crisi non è un film "minore" del regista: è il suo primo, imperfetto lavoro in una filmografia sterminata, che, come tale, possiede tutte le ingenuità e la voglia sfrenata di "raccontare" delle opere prime. Nonostante, infatti, la produzione di Sjöström, che seguì passo dopo passo il suo pupillo, il film soffre di una scrittura eccessivamente didascalica, dove ben poco viene lasciato inespresso: si osservi, ad esempio, l'uso eccessivamente enfatico della colonna sonora (affidata a Erland Von Koch), che sottolinea sempre platealmente le irruzioni del dramma nella vita dei personaggi, o, per contrasto, la presenza titubante, quasi impaurita, della macchina da presa, che solo raramente (il ballo di beneficenza, la lunga conversazione alla stazione ferroviaria tra Jack e Ingeborg) si concede movenze più incisive e complesse. Già evidenti, invece, appaiono le qualità e la cura nella composizione delle inquadrature, nonostante Bergman non gradisse il direttore della fotografia (Gösta Roosling), impostogli dalla Svensk Filmindustri che finanziava il film, e l'abilità del regista nella direzione degli attori, tra cui spicca per freschezza e vitalità la giovane diciottenne Inga Landgré (che tornerà a lavorare con Bergman in Sogni di donna, Il settimo sigillo, Alle soglie della vita e Vanità e affanni) nei panni della protagonista Nelly.
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