Regia di Alf Sjöberg vedi scheda film
Amore e solitudine, vita e morte, gioventù e vecchiaia, colpa ed innocenza: tutti estremi che questa splendida sceneggiatura di Bergman viene a toccare con garbo ed intelligenza, generando una situazione dove l'inquietudine è sovrana assoluta. Magnifico il finale, con il preside che, conscio di avere sbagliato, ma di non poter uscire dal suo ruolo istituzionale di punitore, testimonia la sua comprensione al protagonista: come un padre severo e forse anche vigliacco, ma onesto (fattore decisamente bergmaniano); la morale sta nelle impagabili parole "Il tempo passa e tu sarai in grado di ripensare a tutto questo senza dolore. Forse imparerai anche qualcosa. C'è un significato in ogni cosa, anche quando ai nostri occhi può sembrare sgradevole ed ingiusto". L'apparente insostenibilità del dolore, il tempo che lenisce le ferite ed un briciolo di speranza cristiana. Forse un po' flemmatico nelle scene in classe, ma ben diretto, ben recitato e pregno di significati.
Un terribile professore di latino tormenta i suoi studenti; un giorno causa la morte per infarto di una ragazza che perseguita. Uno studente, che la frequentava, si ribella ai metodi del professore, ma viene espulso dalla scuola a pochi giorni dal diploma. Il preside sa che la punizione è ingiusta, ma è suo dovere farla eseguire nonostante comprenda la situazione del ragazzo. Anche il professore sa di essere in torto e finalmente crolla e chiede pietà al ragazzo, che però non lo perdona.
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