Regia di Frederick Wiseman vedi scheda film
La linea di separazione tra l'uomo e la scimmia è una frastagliata frontiera genetica, che milioni di anni di evoluzione hanno sfumato. Eppure il legame è ancora vivo e presente, tanto da fa sorgere il dubbio se ai primati, in quanto nostri parenti, non spetti una posizione di riguardo nel regno animale. L'atteggiamento degli scienziati ritratti da Wiseman è caratterizzato da una sorta di paradosso morale: da un lato si studiano scimpanzé, oranghi e gorilla per capire meglio la fisiologia umana, dall'altro questi nostri quasi-consimili vengono trattati come cavie da laboratorio. Si inseriscono loro elettrodi nel cervello, ma con delicatezza, e chiamandoli per nome. Gli accoppiamenti sono teleguidati con impulsi elettrici, oppure l'inseminazione avviene in maniera artificiale, però i cuccioli che nascono sono amorevolmente accolti in una sorta di reparto di neonatologia, tra incubatrici, biberon e gli affettuosi abbracci di infermiere materne. Gli sperimentatori si muovono, con la massima naturalezza, lungo un misterioso crinale in cui la tenerezza confina col cinismo: un grottesco accostamento che si genera, forse, nel momento in cui il sentimento e la pietà chinano il capo dinanzi alle ragioni della scienza.
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