Regia di Tim Burton vedi scheda film
Una parabola sulla difficoltà di accettare la diversità nella cultura occidentale, "Edward scissorhands" è uno dei film più acclamati in tutto il mondo di Tim Burton, per molti il suo capolavoro. Rispetto ad alcuni suoi film più recenti, questo Edward ha il vantaggio della freschezza, dell'originalità non artefatta, di un'invenzione figurativa ancora ammaliante che sa trarre il massimo dalle scenografie ipercolorate e dalla fotografia dalle tonalità sature. Tuttavia, non è un film solo di confezione, perché il discorso che sta alla base dello script è molto serio, con una condanna netta e senza appello dei pregiudizi e dell'intolleranza verso l'elemento "estraneo", l'altro da se' che costituisce uno dei primi e dei più memorabili freak burtoniani. Johnny Depp è sepolto sotto un elaborato make-up, ma riesce ugualmente a dare spessore al suo gentile ma triste Edward, vittima di un mondo che non riesce a dare valore a ciò che non si conforma alle sue regole; Winona Ryder era ancora giovane e affascinante, affiancata da una Dianne Wiest brava quasi quanto nei film di Woody Allen e alcuni gustosi cameo, fra cui quello di Alan Arkin nel ruolo del padre e quello strepitoso di Vincent Price nel ruolo dell'inventore, un omaggio cinefilo sicuramente azzeccato. Secondo me non manca qualche esagerazione un po' ridondante nello studio di questa comunità alle prese con un freak prima accettato con una certa sufficienza, poi velocemente scartato e considerato elemento di pericolo, ma la poesia gotica del racconto è spesso seducente e il regista riesce ad unire forma e contenuto in maniera intelligente e sensibile, aggirando gli ostacoli del deja vu.
Voto 8/10
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