Regia di Tim Burton vedi scheda film
È il capolavoro di Tim Burton, questo. Una fiaba gotica e malinconica ricca di un raffinato romanticismo, che si mantiene sempre in bilico tra onirismo e realismo, dramma e comicità, caratteristiche da sempre tipiche dello stile del regista.
Questa storia, da lui stesso creata, coinvolge, commuove e angoscia, ma fa anche sorridere, intenerisce e ha quel nonsoché di magico e speciale che lo ha reso ormai da tempo un cult.
Tim Burton è un maestro del fantasy dark e in questa pellicola più che mai, fa sfoggio delle sue doti migliori. La sua più innata abilità è mostrare con eleganza, stile ed estro, quell'aspetto sdrammatizzante che può essere trovato in un po' tutte le circostanze, in fondo, anche in quelle più avverse. Riesce perciò a strappare risate inaspettate sulle situazioni più tragiche e disparate.
L'esempio più eclatante, in questo caso, riguarda proprio la figura del protagonista Edward, un freak inquietante e controverso, che commuove e al tempo stesso diverte, rivelandosi irresistibile e “adorabile” perfino quando fa qualcosa di sbagliato.
È stato creato (ma mai finito) in laboratorio dal suo “Geppetto”. Ha delle robuste forbici al posto delle mani e nelle sue condizioni, rischia spesso di danneggiare cose e persone, così il regista scopre ed enfatizza il lato esilarante del suo handicap, illustrandoci una serie di avventure in cui Edward si ritrova a vivere in mezzo a gente che gli fa credere per un po', che proprio in quelle sue forbici si nascondano doti speciali e notevolmente vantaggiose.
Ben presto, vedremo dunque il protagonista dilettarsi a giocare a sasso, carta e forbici – giochino pungentemente allusivo! – oppure a lavorare gratuitamente come parrucchiere per cani e signore; a intagliare in maniera originale e piacevole i cespugli della città in cui vive e ancora a prestare le sue forbici per scopi culinari. Qualcuno però abuserà della sua ingenuità, sfruttandolo senza vergogna né sensi di colpa. Il fidanzato della ragazza di cui si innamora gli chiederà di usare le sue forbici per sbloccare la serratura di una porta e una donna matura si sentirà così attratta e incuriosita da lui e dal suo essere diverso, che tenterà di sedurlo, convinta forse di poter provare chissà quali sensazioni nuove e inebrianti.
Le situazioni grottesche, dunque, si susseguono a catena una dopo l’altra, tracciando un quadretto sarcastico nonché volutamente stereotipato del sobborgo americano. Rifacendosi con una satira velata agli stili cinematografici degli anni '50, '60 e '80. concede una gustosa dose di intrattenimento.
La narrazione è gradevole e accattivante; il ritmo costante; le ambientazioni e le scenografie ben plasmate nel loro contesto; la sceneggiatura ben tratteggiata, con una trama bislacca molto intrigante, e il cast è indovinato, offre delle interpretazioni ottime e suggestive. Si lascia apprezzare in modo particolare il cameo necessario del mitico Vincent Price, superlativo nel ruolo del geniale inventore.
Notevole anche Johnny Depp, uno tra i più bravi e versatili attori di Hollywood, non estraneo all'uso di trucchi e travestimenti – certamente il suo piatto forte – che lo aiutano a calarsi meglio nei panni dei personaggi più eccentrici, perciò, nessuno meglio di lui avrebbe potuto rendere così candido, unico e speciale il personaggio di Edward mani di forbice. Indimenticabili i suoi occhi, che sepolti dal gesso, osservano con malinconia, amarezza, paura e purezza tutto quello che lo circonda. Ottima quindi la sua espressività e mimica facciale, ma anche quella fisica, attraverso la quale lo vediamo muoversi spesso a scatti. Avrebbe dovuto vincere l’Oscar per questa sua spettacolare interpretazione.
La sua co-interprete, Winona Ryder, è carina, brava e impareggiabilmente leggiadra soprattutto nella romantica scena in cui danza sotto la neve. È l'incarnazione perfetta della ragazza di cui si innamora il protagonista. La chimica sul set tra lei e Depp è evidente e dovuta al fatto che, all’epoca, erano una coppia nella vita reale.
Ciò che resta impresso della storia è l’innocenza del freak che non distingue il bene dal male e che non sa neppure da dove provenga la propria anima. È consapevole soltanto che il suo inventore, stroncato da un infarto poco prima che avesse potuto assemblare le mani alle sue braccia, lo ha lasciato da solo in un mondo ostile di cui non conosce usanze, abitudini e stili di vita.
Una favola in definitiva a metà strada tra “Pinocchio” e “La Bella e la Bestia”, che nel suo miscuglio di tragicomicità, racconta anche una bellissima e infelice storia d’amore. Suscita emozioni contrastanti la dolcezza con cui Edward guarda e prova sin da subito dei sentimenti per Kim, la figlia adolescente di Peggy, la donna dal gran cuore (sebbene un tantino leziosa e a tratti irritante) che lo porta via dalla sua villa in cima alla collina della città, per tentare di civilizzarlo e offrirgli una vita “normale”, tra gli umani.
Inizialmente, il protagonista si sentirà amato e coccolato da tutti, finché non capirà che la società che lo circonda, non lo accetta davvero, considerandolo più che altro un fenomeno da baraccone da sfruttare per i propri scopi o da prendere in giro.
L’epilogo è amaro. Edward si isolerà di nuovo dal resto del mondo, tornando a vivere nella sua dimora, il luogo forse più sicuro e adatto a lui, anche se questo significherà perdere l'amore di Kim, che dopo un’iniziale repulsione, finirà addirittura con il ricambiarlo.
Un’opera geniale e struggente, densa di poeticismo e di metafore che lasciano riflettere sulla diversità e sulle sue problematiche. L’ho amata sin da bambina.
Bellissima la leggenda raccontata ai nipoti proprio da una Kim invecchiata, sulla provenienza della neve.
Adeguata infine la colonna sonora, fa venire i brividi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta