Regia di McG (Joseph McGinty Nichol) vedi scheda film
Per vedere una nuova puntata di una serie televisiva bastava e basta aspettare una settimana; trasportata al cinema, i tempi si allungano. E gli angeli di Charlie tornano dopo tre anni, promettendo più azione, più comicità e più verve. Per l’irresistibile Lucy Liu il calendario è un’opzione irrilevante, mentre Drew Barrymore e Cameron Diaz, per non parlare della nuova ”cattivissima“ Demi Moore (pistole dorate, pelliccia, lingerie firmata e bikini da dieta perenne) cominciano a sentire il peso delle primavere. Il dettaglio anagrafico-anatomico sarebbe irrilevante se non ci si trovasse di fronte ad un sequel che sull’immagine, sul look delle interpreti, sul kitsch progettuale, sui vestiti, sulla piega dei capelli e su altri accessori imposta la sua mission di comunicazione. La serialità tv è una griffe remota e i tre agenti speciali questa volta devono ritrovare due anelli al titanio che nascondono informazioni cifrate sull’identità di chi è incluso nel Programma federale per la protezione dei testimoni. Il regista sostiene di ammirare Hitchcock, il Mike Nichols del Laureato e David Lean: le lezioni dei classici sono ininfluenti per un film che sfarina la trama non appena si presenta l’occasione di inserire incisi e ”numeri“ (la Diaz ballerina aspetta con ansia il suo musical). Una colorata, phonata, smaltata, ammiccante divagazione (abbastanza divertente) su una finzione in cui le leggi della fisica e dei ”caratteri“ sono quelle dei cartoon.
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