Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Quinto film di Pasolini, tratto abbastanza fedelmente dalla tragedia di Sofocle, "Edipo re" si prende la libertà di un prologo e un epilogo ai giorni nostri, ma per il resto traspone il mito con risultati suggestivi e fertile ispirazione. La tragedia di Edipo riflette l'impossibilità di adeguarsi ad una realtà per molti versi misteriosa ed inconoscibile ed è sicuramente una declinazione della vicenda personale di Pasolini in un'epoca lontana e "barbarica", a cui le scenografie di Luigi Scaccianoce e i costumi di Danilo Donati forniscono un corredo di indubbio fascino. Il film ha molte scene senza dialoghi, ma personalmente non le ho trovate faticose come qualche altro commentatore, perché contribuiscono all'atmosfera arcana e sospesa dell'insieme. Volendo trovare un difetto, dico che la presenza come protagonista di Franco Citti non mi convince troppo, perché il ruolo di Edipo necessitava secondo me di un attore di maggiore espressività e intensità drammatica mentre Citti, che aveva funzionato bene come Accattone nel film omonimo in cui veniva utilizzato su un registro neorealistico, qui lascia un pò a desiderare in diverse scene, pur agitandosi e facendo la faccia truce e sempre efficacemente servito dal doppiaggio di Paolo Ferrari. Ottima invece la prestazione di Silvana Mangano come Giocasta, seppure in un ruolo di supporto, e fra gli altri caratteristi spicca Julian Beck del Living Theatre come Tiresia, Carmelo Bene come Creonte, mentre Alida Valli ha pochissime scene verso l'inizio. E' un cinema ancora in grado di dialogare con il pubblico, stilisticamente meno azzardato rispetto ai primi film, che restano forse le opere più originali del regista-poeta friulano. La sua personale cognizione del dolore si avverte tutta, e la magia figurativa delle ambientazioni compensa ampiamente qualche passaggio esplicativo.
voto 8/10
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