Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Perchè l'uomo si lascia trasportare dal Fato e non prende in mano il proprio destino? Questa sostanzialmente è il messaggio che passa attraverso la visione di Edipo Re nella quale, sapientemente, Pasolini mescola le tragedie di Sofocle Edipo Re, appunto ed Edipo a Colono. L'intellettuale friuliano però, inserisce elementi attuali come cornice: negli anni Venti nasce un bambino che negli anni Sessanta è un uomo di mezza età che vaga per le vie di Bologna.
La cornice è rappresentata dalla storia di un Edipo nostro contemporaneo: nasce negli anni Venti e negli anni Sessanta vaga per Bologna senza meta. Quali sono però le similitudini tra il contemporaneo e quello richiamato da Sofocle?
Entrambi sono ciechi ma mentre il primo è cieco sia fisicamente che mentalmente, il secondo non lo è fisicamente ma lo diventerà dopo essere venuto a conoscenza del suo infausto destino.
La storia inizia proprio col nostro contemporaneo che, neonato viene mal visto dal padre che gli stringe le caviglie e nel frattempo la scena si sposta in un luogo arcaico dove, un uomo in abiti laceri trasporta un bambino appena nato su un bastone attaccato per le caviglie: non riesce ad ucciderlo e lo affida al Fato scappando; un pastore che aveva assistito alla scena da lontano, si avvicina prende il bimbo e lo porta a re Pòlibo di Corinto.
Il bambino viene chiamato Edipo ("colui che ha i piedi gonfi") e non conosce il suo destino anche se è destinato a scoprirlo presto.
Bisogna ammettere che i personaggi sono tracciati tutti molto bene ma la vera caratteristica (che poi sarà ripresa in altri film del poeta) è che a parlare sono i volti particolarmente espressivi come quello ieratico di Silvana Mangano o quello ruvido di Franco Citti. Pasolini descrive una Grecia arcaica in cui sono assenti gli elementi dell'arte classica così come li conosciamo e ci presenta un territorio semidesertico che si ritrova anche nella periferia bolognese degli anni Sessanta.
I dialoghi non sono abbondanti ma come detto prima non serve: i volti parlano da soli sprigionando una poesia che solo Pasolini è riuscito ad ottenere parlando delle cose più turpi.
Alterna ritmi africani usando strumenti a percussione e Mozart: ne esce fuori un uso particolare e suggestivo di una colonna sonora.
La sua regia è alta, importante, perfetta. C'è comunque qualcosa che stona e che non ce lo fa apprezzare come altri film, comunque ottima.
Interprete eccezionale, dotata di un'eleganza fuori dal comune.
Bravo.
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