Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Se dovessi giudicare un film dal solo aspetto tecnico allora questo film si meriterebbe il massimo dei voti. Luci, fotografia, attori, montaggio; tutto è gestito alla perfezione grazie alla mano ferma del regista: Michelangelo Anonioni. Dove sta dunque il problema? Questo lo si ritrova nella ridondanza di alcune sequenze e soprattutto nell'esasperata lentezza del film.
Sia chiaro, io adoro i film lenti. Infatti ho adorato tutta la filmografia di Tarkovskij. Ma li era diverso, più che lenti i film di Tarkovskij li definirei poetici. Antonioni invece è pretenzioso, racconta il male di vivere in una maniera che a me non interessa.
Nonostante questo bisogna dire che i mezzi da lui utilizzati erano veramente all'avanguardia. I rumori in particolare prendono posto della musica stessa. Ad esempio quando Vittoria va in borsa per la prima volta, alcune macchine imbottigliate suonano il clacson. Quello che ne viene fuori però non è un'accozaglia di rumori indistinti bensi una sinfonia ben strutturata di suoni.
Sembra quasi che Antonioni vogli rinunciare alla musica d'accompagnamento e sceglie i rumori come colonna sonora dei suoi film. Questo significava andare veramente controcorrente per l'epoca. Infatti sono del parere che la musica possa salvare in calcio d'angolo un film mediocre. E Antonioni lo sa e ne fa un uso parsimonioso (infatti è sempre statto un tratto fondamentale del suo cinema quello di utilizzare musica diegetica o rumori piuttosto ch musica d'accompaganamento).
Nonostante io non apprezzi appieno la sua poetica bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: il finale dell'eclissi è un vero Capolavoro. Gli oggetti e lo spazio prendono il posto dell'uomo, la confusione lascia spazio al silenzio, il sonoro lascia spazio ai rumori. Rumori del vento, dell'acqua, di una Roma astratta, presa di peso e eclissata dalla realtà stessa in turbinio di immagini che non lasceranno più lo spettatore.
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