Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
Lo sceneggiatore Dixon Steel (Humphrey Bogart) è un uomo dal temperamento acceso che non disdegna le scazzotate. Una sera invita (senza alcuna malizia) nel proprio appartamento una giovane guardarobiera per farsi raccontare la storia di un libro su cui dovrebbe lavorare, ma che non intende leggere. La mattina seguente viene svegliato da un amico poliziotto che gli rivela la morte di questa donna. Per la polizia l'indiziato numero uno sembra essere proprio lui.
Come un fulmine a ciel sereno, però, entra in gioco una nuova donna, la bella vicina di casa Laurel Gray (Gloria Grahame). Per Dixon Steel potrebbe essere l'inizio di una nuova vita, ma....
Nicholas Ray mischia tinte dal sapore noireggiante a quelle più prettamente melò. Il dubbio e il sospetto diventano due mali che investono l'individuo e soffocano le relazioni umane. L'ambiguità prende il sopravvento e le stesse sicurezze dello spettatore vengono poco alla volta sgretolate. Vittima o carnefice, questo è il problema. L'idillio famigliare lascia il posto alla violenza in un walzer lento di emozioni e dubbi.
In una società perbenista, la cattiva reputazione di una persona assurge facilmente a sinonimo di colpevolezza; le facce "pulite" sembrano avere il sopravvento.
Un'opera non epocale, ma sicuramente buona, in cui spiccano le prove magistrali di Bogart e della Grahame. Stessa cosa non si puo' dire per qualche personaggio di contorno, per qualche piccola lungaggine nello svolgimento della trama, ma soprattutto per una colonna sonora che in diversi momenti diviene quasi fastidiosa.
Scena clou: Bogart che descrive all'amico poliziotto e alla moglie di quest'ultimo come potrebbe essere avvenuto l'omicidio della giovane guardarobiera. Un Bogart dagli occhi sbarrati, quasi in trance, illuminato da una sinistra luce bianca che lo fa apparire un vero e proprio invasato.
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