Regia di Kevin Smith vedi scheda film
Kevin Smith realizza un film davvero sorprendente, ma difficilissimo da inquadrare in uno specifico genere cinematografico. La sua sferzante, brillantissima sceneggiatura (di qualità, a dire il vero, inversamente proporzionale alla regia, davvero insipida) rifugge, infatti, ogni forma di catalogazione e plasma un’opera di indefinibile fattura, seppur certamente “ispirata” (ma al quanto grossolana, purtroppo, nella messinscena).
Una buona commedia in certi momenti, ma spassosissima ed esilarante in molti altri, soprattutto ogniqualvolta apre bocca Jay (J.Mewes) del duo “Jay e zittino Bob” (quest’ultimo interpretato da K.Smith stesso): anzi, devo ammettere che, al netto di una certa irrefrenabile volgarità (che fa degenerare la commedia nel sottogenere “demenziale”), le loro scene mi hanno davvero fatto ridere a crepapelle; una spolverata di dramma (così sorprendentemente eccessivo, a volte, da lasciare ammutoliti, ma tale da fugare, al contempo, ogni equivoco: trattasi di una goliardica farsa!) e satira graffiante (ma miscelate in modo tale da sfociare, in più di un’occasione, nel grottesco più patente), quando si tratta di discettare su questioni teologiche, sulle tentazioni del peccato, nonchè sulla funesta ira divina (manifestatasi in forme - anche crude - assai diverse) conseguente alle medesime.
Dalla mente creativa di K.Smith (già factotum in Clerks, quello sì, però, a mio modo di vedere, sopravvalutato) e della sua creatura (la View Askew Productions), viene partorito, quindi, un prodotto ibrido e surreale, ma meritevolissimo. C’è da non credere ai propri occhi, per di più, per l’alto tasso di “divismo” che va in scena, incarnato da(gli allora astri nascenti) M.Damon e B.Affleck, ma anche dal navigato A.Rickman, C.Rock, S.Hayek, L.Fiorentino…oltre che A.Morissette, ovviamente, nel ruolo, nientepopodimeno, che di Dio in persona (eh sì; ma questa è una lunga storia…).
Perciò, a mo’ di rivalsa per le tante stroncature che il film ha immeritatamente ricevuto da vari utenti del sito (che hanno adottato - benché incolpevolmente, proprio in quanto fuorviati dall’inafferabilità del genere e delle sue pretese - un metro di giudizio completamente sfalsato), aggiungo, alla terza stella (doverosa), una mezza (forse, lo ammetto, di troppo), perché un film che diverte, sorprende e (dunque) intrattiene merita il dovuto riconoscimento (anche se di modesto valore).
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