Regia di Marcel L'Herbier vedi scheda film
Un banchiere evade dal manicomio, dove era stato rinchiuso dai parenti per evitare che dilapidasse il patrimonio familiare in beneficenza, e si rifugia in una pensioncina appartata: qui assolda tre attori teatrali per ridare il sorriso a un giovanotto perennemente triste, a una ragazza che si sente brutta e a una signora bisbetica. A un certo punto la finzione sembra diventare più vera della realtà; poi però, in un finale-tourbillon stile Clair ma tutto sommato normalizzatore, le coppie si riformano secondo l’ordine borghese. Poteva essere un film d’avanguardia nel 1940, con la sua allegra anarchia e con un prologo e un epilogo metacinematografici; oggi invece la confezione appare molto datata, con una comicità tutta di superficie e con un profluvio di canzonette melense.
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