Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Rivedere Ecce Bombo, secondo lungometraggio di Nanni Moretti, 28 anni dopo, mette i brividi. Perché quella folgorante istantanea che non a caso colpì l'immaginario post-sessantottino entrandovi sottopelle come una malattia, è oggi più che mai (in)attuale. L'umorismo, nuovo allora, che impose un provocatorio linguaggio contro i prototipi della commedia all'italiana (uno slogan per tutti: «Ve lo meritate Alberto Sordi!») lascia il campo alla solitudine del giovane ventiquatrenne Michele Apicella. E a un disagio che se ieri era neutralizzato e metabolizzato dalla risata che lo seppellirà, ora diviene consapevolezza, squarcio brutalmente realista sul contemporaneo. In fondo Ecce Bombo, e si comprende ancor più alla luce dei fatti di questi ultimi sei lustri, è una sorta di Accattone piccolo borghese, un Pasolini meno tragico e più goliardico, un Mamma Roma visto dagli occhi di un gruppo di ventenni che rifiutano l'autorità della famiglia, l'autorevolezza dei padri e la rassegnazione delle madri. Bisognerebbe aggiungere, però, nonostante Moretti, poiché Nanni (e il suo alter ego Michele) prende le distanze dall'analisi sociologica e politica (emblematiche le teste di Paolo Zaccagnini e dello stesso Apicella riverse all'indietro sul divano dopo lo sproloquio ideologico di un coetaneo), si apparta (in una scena lo vediamo appoggiato a una stipite che osserva - letteralmente e metaforicamente - la disgregazione privata e pubblica del suo habitat), saluta ripetutamente i suoi presunti compagni di viaggio e ripetutamente resta seduto, immobile e incapace di tagliare definitivamente il cordone ombelicale della solidarietà amicale e generazionale. Insomma, parrebbe proprio che Moretti avesse intuito davvero che per crescere (come persona, come cittadino, come Paese) bisognasse allontanarsi persino da se stessi e da ciò che si rappresenta(va), in special modo in quegli anni. Sotto il profilo squisitamente cinematografico, se il contesto è post-pasoliano, le immagini di cui si nutre trasudano amori e passioni francesi, con un particolare riferimento a Eric Rohmer. Mentre i dialoghi sono pura invenzione, crocicchio di neologismi, sintesi efficacissima di un modo di parlare e di pensare che, alla fine degli anni '70, si proponeva di superare il furore e la violenza degli slogan con la sottile linea rossa dell'ironia, ultima chance possibile. E dunque, tra il «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte...» e il «Quando è nato Leopardi?» (altro che pupe e secchioni), tra la formazione dei Presidenti della Repubblica composta dai giocatori della Grande Inter di Angelo Moratti alle sospette 200 lire «per una bistecca così», Ecce Bombo continua a scavare un solco che, disperatamente (vedi il finale), è tuttora alla ricerca di (un) senso.
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