Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Inutili sedute di autocoscienza di quattro giovani alle prese con i problemi della loro età (contrasti in famiglia, difficili rapporti con l’altro sesso, vaghe velleità di impegno politico): dovrebbero essere pieni di sogni e speranze per il futuro, invece sono già stanchi e disillusi di tutto, non credono in niente, non aspettano niente. Narrativamente è un po’ più compatto rispetto a Io sono un autarchico, ma resta ancora un insieme di scene slegate (detto papale: è di una frammentarietà imbarazzante, specialmente se paragonato ad alcune opere successive di Moretti); per fortuna le singole scene sono spesso esilaranti: es. la ragazza che non combina nulla ma si sente trendy (“giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”), lo studente che porta (in senso letterale) lo sconosciuto poeta Alvaro Rissa all’esame di maturità, il qualunquista che sembra uscito da un film di Alberto Sordi. Rende bene il senso di disorientamento molto comune alla fine degli anni ’70, quando l’esaltante stagione del ’68 andava esaurendosi, ed è meritatamente diventato un manifesto generazionale. Certo, il rischio dell’autoreferenzialità narcisistica è forte: non sarà un caso che il mio momento preferito, nella sua autenticità insolita e quasi commovente, sia quello in cui una ex di Michele si rifiuta di riallacciare i rapporti con lui, diffidando del suo esibito vittimismo. Un appunto sulla scena del titolo: non trovo credibile che chi vive a Roma non si sia mai accorto che il sole tramonta, non sorge, sul mare. Occhio ai crediti: fra gli interpreti c’è non solo Giampiero Mughini (che tornerà in Sogni d’oro) ma anche Augusto Minzolini (!!!). Frase mitica: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.
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