Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Moretti, acquisito un minimo di fama ed un budget dignitoso su cui lavorare, gira daccapo Io sono un autarchico, ma - soltanto due anni più tardi - con un nichilismo ed un pessimismo sconfortanti, che già si aggiungono al peso del 'vuoto' generazionale evidenziato dal lungometraggio d'esordio. Il personaggio è identico (Michele, poco più che vent'anni, perso fra dubbi, ragionamenti e rapporti stereotipati che cerca invano di risolvere), le situazioni sono quelle del primo film: rapporti problematici con le ragazze, un gruppo di amici (che rappresentano esclusivamente interessi e stimoli, oltre ai quali pare non andare nessun rapporto amicale), una famiglia fredda e distaccata, eccezion fatta per la sorella minore, comunque eccessivamente caricata di responsabilità e aspettative da Michele: ciò che manca al protagonista è un sistema di affetti (più macroscopicamente: di valori umani) che lo aiuti a riempire di significati il vuoto dei suoi giorni. Attorno ai pensieri di Michele scorre una quotidianità impassibile che gambizza ogni suo tentativo, pure talvolta energico, di rompere gli schemi precostituiti dei rapporti sociali (Ecce bombo è un film prettamente sociologico) e lo deruba di ogni velleità giovanile. Tutto questo sotto un velo di ironia (ed autoironia, visto che Moretti fa parte proprio di questa generazione svogliata e carente di ideali) che aiuta a sdrammatizzare e ne fa un film in apparenza leggero e sciolto. Particina per Mughini nel finale.
La vita semplice, eppure così artefatta dai clichè e dai luoghi comuni della comunicazione, di Michele. 25 anni, una famiglia apparentemente normale con cui ha normali screzi e riappacificazioni, un gruppo di amici con cui condividere interessi (musica, cinema, politica), un rapporto eternamente problematico con le donne.
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