Regia di Adam Shankman vedi scheda film
La prorompente e budinosa Queen Latifah (qui anche produttrice) fugge di prigione e travolge, con il suo inesistente “bon ton”, il mondo lindo, conformista e anaffettivo di Steve Martin, un avvocato, divorziato e con due figli, con il quale la detenuta ha avuto un’intensa corrispondenza telematica: le chat-line sono piene di insidie (talvolta comiche). Se – a torto - non adorate il superlativo Martin o la scomposta e divertente Latifah, le inquadrature e il ritmo spedito di questa commedia sono allietati e resi più briosi da due fuoriclasse: Joan Plowright, nel ruolo di una miliardaria (ovviamente eccentrica) e lo straordinario Eugene Levy che è Howie, un avvocato collega di Martin. Il disordine domestico imposto dalle scosse e dalle mosse dell’evasa prepara, dopo equivoci e travestimenti, un altro equilibrio narrativo, un nuovo gusto della vita e del lavoro. Il regista Adam Shankman, responsabile dell’insopportabile Prima o poi mi sposo, si riscatta grazie agli attori e alla sceneggiatura di un debuttante che ha rivisto e ripassato le commedie degli ultimi venti anni. Memore del suo passato di coreografo di successo suggerisce ai protagonisti di “danzare” in quasi tutte le scene, anche in quelle in cui sono seduti ad un tavolo.
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