Regia di Adam Shankman vedi scheda film
Tipica commediola americana in cui una donna fuori dalla norma va a disturbare la monotona e regolata vita borghese di un uomo di mezza età che affoga nel lavoro la sua solitudine. La donna è sempre tanto astuta e sfacciata e, generalmente, tanto bisognosa d’aiuto, da riuscire ad impedire all’uomo di liberarsi subito di lei. La conseguenza consiste in una serie di prove che l’uomo deve superare per riuscire ad uscire dalle situazioni più assurde, che gli serviranno a lasciarsi alle spalle quegli atteggiamenti che lo avevano fatto diventare un solitario suo malgrado. Immancabile il lieto fine con la salvezza della donna e la redenzione dell’uomo verso il conseguimento della felicità. Questo tipo di commedie, malgrado siano prevedibili e scontate, possono essere divertenti e rilassanti se il copione è originale e ben scritto, mentre il comico di turno si muove al giusto ritmo comico, o ha la giusta mimica: si pensi ad “Appuntamento al buio” o “Moglie a sorpresa”. Questa volta pero’ qualcosa non funziona. I tre personaggi principali sono bravi ed agiscono con assoluta naturalezza ed i giusti tempi comici, ma il film, che si snoda sulla falsariga di “Moglie a sorpresa”, di cui sembra un rifacimento, risulta fiacco e poco divertente. Forse i dieci anni che sono passati da quel film hanno il loro peso. Forse manca la travolgente, avvolgente e disarmante presenza di Goldie Hawn, nel ruolo inossidabile della bionda oca, tutta ingenuità e sensualità, che invece si rivela intelligente e sensibile. Forse manca una regia di polso, che riesca a valorizzare appieno tutti, infatti Steve Martin sembra gigioneggiare e cercare di sopraffare gli altri protagonisti, senza peraltro riuscirci. Sicuramente manca una buona sceneggiatura, alcuni personaggi non sono ben delineati, mentre altri sono assurdi senza essere comici. Peccato perché l’inizio prometteva bene e gli attori, su cui spicca Joan Plowright, sono bravi e convincenti.
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