Regia di Tim Robbins vedi scheda film
È scandaloso che un titolo importante come Il prezzo della libertà, congelato per quattro anni sul fondo di chissà quale magazzino, esca in Italia con trentadue minuti in meno rispetto alla versione originale. Non vogliamo sindacare sui motivi di questo massacro, certo è che il film in sala ha poco in comune con quello di Tim Robbins. Che è, invece, un’opera magmatica, fin troppo personale e sentita ma comunque ricchissima di rimandi storici e suggestioni “letterarie”. Nella New York degli anni ’30, il giovane Orson Welles cerca di mettere in scena una pièce teatrale di forte impegno sociale e per questo sfida l’establishment bigotto dell’epoca. Genio e sregolatezza sullo sfondo di un’America che ti lascia sì dire tutto quello che vuoi, ma troppo spesso non ti ascolta. Al di là delle straordinarie interpretazioni (Susan Sarandon, John Turturro, John Cusack, Bill Murray, Philip Baker Hall…) il film, quello vero, non è del tutto riuscito proprio perché esagerate sono le ambizioni. Ma ha un finale di grande bellezza, con il passato e il presente che si fondono senza soluzione di continuità a rimarcare la drammatica ciclicità della storia.
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