Regia di James Mangold vedi scheda film
Mi piacciono moltissimo i film in cui troviamo un gruppo di sconosciuti costretti a interagire fra loro all'interno di piccoli spazi. Ancora di più se lo spazio sovracitato è la mente umana e questi sconosciuti sono identità multiple di un medesimo soggetto.
Questo thriller psicologico è ben girato, e, nonostante gli svariati spunti ispirativi, riesce a dare del suo: in primo luogo, ogni personaggio è legato all'altro già solo per le modalità in cui si vanno ad incontare e a inserire nello spazio tetro del Motel. Poi, con il sussegguirsi degli omicidi, si scoprirà che sono tutti nati il 10 maggio e che ciascuno di loro ha il nome di uno stato americano. Quello che, però forse sfugge, è il vero incipit della storia: ossia lo pschiatra che ascolta nastri di terapia e legge uno strano diaro con altrettanti incomprensibili (almeno inizialmente disegni) e delle pagine di giornale, narranti la storia di un ragazzino che ha subito abbondono e abuso proprio in un Motel. Perché ciò è importante? Perché il Motel come anche i dieci personaggi (fra i quali vi è proprio un ragazzino) sono proiezioni di una mente malata. La domanda è: condannare quest'uomo a morte per i crimini commessi o internarlo in manicomio dato che soffre del disturbo da personalità multipla? Ovviamente, queste personalità sono troppe e quindi collassano, dando luogo ad una lotta l'una contro l'altra in quel Motel. Molto facile è perdere il contatto ad un certo punto della narrazione fra i fatti veramente accaduti (ossia quelli di cui l'uomo è accusato) e quelli che stanno avvenendo unicamente nel suo pensiero. Può il male essere sradicato in questo modo? O anche solo giustificato? Si noti che il soggetto ha compiuto, proprio in un Motel, sei crimini efferati. Possiamo giustificarli trovando l'assassino in una di quelle personalità e facendo giustizia eliminandola dalla mente del criminale? O, forse, perchè non ci chiediamo cosa ha spinto quell'uomo a uccidere in un Motel e a ricreare nella sua mente un Motel? La situazione sembra risolta: si salva Paris, una ex squillo che torna nel suo paesino a coltivare agrumi. La condanna è cancellata. Si avvia il trasferimento. Ma può davvero concludersi così? Un bambino costretto a subire abusi, abbandonato in un Motel, mai sentitosi amato da sua madre che era una prostituta con fedina penale sporca. E lui non ha mai dimenticato. Può forse salvarsi una ex prostituta e vivere il suo sogno di coltivatrice? Può cancellarsi il dolore, l'umiliazione, il male con un tocco di spugna?
"Una puttana non ha mai una seconda possibilità"...
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