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La meglio gioventù

Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film

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La recensione su La meglio gioventù

di barabbovich
10 stelle

Sei ore e dieci minuti di film, due atti, un racconto che dal 1966 arriva al 2003 per raccontare "la meglio gioventù" (dal titolo di una raccolta di scritti di Pasolini), quella che cerca di cambiare il mondo, di renderlo migliore, rappresentata dai fratelli Carati, Matteo (Boni) e Nicola (Lo Cascio), ma anche dalle loro due sorelle e dai loro sodali. Il primo è un ragazzo dotatissimo, tormentato, che spreca il suo talento arruolandosi in Polizia, un eroe archetipico alla maniera di Achille, forte, puro e coraggioso, che come Achille gli dei richiamano a sé mediante un atto suicida. Nicola è invece uno psichiatra di impronta basagliana, lucido e razionale e anch'egli sensibilissimo, medico comprensivo e padre premuroso. Il racconto de La meglio gioventù parte come un road movie, con i due fratelli che pellegrinano per la penisola alla ricerca del padre di una ragazza internata in un manicomio (Trinca), si dividono, si ritrovano tra i volontari dell'alluvione di Firenze per proseguire la loro vita a distanza. Nicola va a vivere a Torino, con la sua compagna Giulia (Bergamasco), che dopo qualche anno avrebbe imboccato la strada del terrorismo militante. Matteo, testa calda, viene fatto rimbalzare tra vari distretti di polizia: Bologna, Palermo, Roma. In Sicilia conosce Mirella (Sansa), con cui ha una storia tormentata dalla quale nascerà un figlio. Ai due fanno da contorno i parenti e gli amici, le cui vicende si intrecciano in un tessuto narrativo di finissima scrittura e assoluta coerenza (grazie all'impeccabile sceneggiatura della coppia di punta del nostro cinema, Rulli e Petraglia), talmente fluido da non creare alcuna sofferenza al racconto. Ci sono i sentimenti raccontati con impeccabile sottigliezza, c'è la vita ma c'è anche la morte, l'amicizia. Si ride, si piange, ci si commuove a vedere questo film nel quale la storia rimane costantemente sulle quinte di un racconto epico che mette le generazioni a confronto, parla di una Italia che si trasforma rimanendo tuttavia sempre uguale a se stessa, come mostra la vicenda del dopo Tangentopoli. C'è spazio per l'ennesima riflessione sul terrorismo, un tema che dall'esordio di Maledetti vi amerò a La caduta degli angeli ribelli ha da sempre affascinato il regista. E c'è l'immenso valore etico di un film che - con lo stesso respiro di opere come Novecento, C'eravamo tanto amati, La famiglia - invita ad una riflessione profondissima sulla possibilità di un mondo migliore e, soprattutto, di un'Italia migliore. Una pietra miliare nel cammino del cinema italiano. Servito da un cast in stato di grazia, il film di Giordana è un capolavoro assoluto. Senza se e senza ma.

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