Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Non so davvero se quella di cui si parla in questo film fosse la meglio gioventù, coinvolta come fu in anni difficili e in situazioni devastanti come il terrorismo. Ma questa pellicola è, almeno per me, quanto di meglio ha saputo produrre il cinema italiano negli ultimi dieci anni.
Capolavoro! Uso questo termine senza paura pensando a La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana, un film bello da vedere, ben girato, ottimamente interpretato, ma soprattutto un film prezioso perché consente allo spettatore di ripercorrere trent'anni di storia italiana, e di farlo in maniera critica, aiutandolo a sviluppare riflessioni.
Tutto ruota intorno alla famiglia Carati, della buona borghesia romana, e in particolare sui due figli maschi di famiglia così uniti eppure così distanti nelle scelte personali che li porteranno a percorrere strade molto differenti.
Nicola (Luigi Lo Cascio) è un idealista pronto a inseguire i suoi sogni che prima lo porteranno in Norvegia e poi, dopo la laurea in medicina,a confrontarsi con il mondo della psichiatria e a divenire un seguace di Franco Basaglia. Matteo (Alessio Boni) sembra invece voler rifiutare gli agi che potrebbe conseguire dall'appartenere ad una famiglia colta e compie scelte in assoluta rottura, prima entrando nell'esercito e poi arruolandosi in Polizia.
Nicola e Matteo, dunque, così differenti nel loro essere esteriormente ed invece così simili nella loro profondità personale, e se il primo sembra il più sensibile sarà il secondo a stupire, purtroppo, per una scelta estrema che lascerà sconcertati.
Intorno alla vicenda dei due fratelli c'è l'Italia, dalla metà degli anni sessanta agli anni novanta, dal ribollire del mondo studentesco agli anni di tangentopoli.
Tra le figure che affiancano i due protagonisti la più importante è senz'altro quella dell'amico fraterno di Nicola Carlo Tommasi (Fabrizio Gifuni) che dopo la laurea in economia entrerà in Banca d'Italia distinguendosi per le sue qualità di funzionario integerrimo nella vicenda Sindona.
Altra figura di rilievo è quella della moglie di Nicola,Giulia (Sonia Bergamasco, nella vita moglie di Gifuni), che intrisa fino al midollo di ideali marxisti non saprà resistere alle sirene dell'eversione finendo per aderire alle Brigate Rosse.
Su questo personaggio, cui va dato merito alla Bergamasco di aver conferito una notevole dose di antipatia, ho personalmente delle perplessità perché, pur presentata, come è giusto che sia, come un elemento fortemente negativo (nell'inseguimento dei suoi deliri rivoluzionari arriva ad abbandonare la figlia) viene però nel finale del film fatta oggetto di un recupero assolutamente forzoso e consolatorio, lasciando allo spettatore meno disposto al buonismo la sensazione di un tentativo di assoluzione veramente sgradevole.
A parte questa notazione che però è, ribadisco, assolutamente personale e come tale opinabile, per il resto la pellicola resta sempre su altissimi livelli qualitativi, coinvolgendo e sovente commuovendo lo spettatore, in un giusto equilibrio tra narrazione storica e vicende personali.
Dovendo fare un paragone non posso non richiamare un altro capolavoro della cinematografia Italiana, anch'esso meraviglioso narratore di trent'anni di storia italiana (dall'immediato dopoguerra al principiare degli anni '70) e cioè C'eravamo tanto amati di Ettore Scola.
Pure estremamente diversi nell'impostazione con le peculiarità proprie di due grandissimi registi, il richiamo tra i due film è quasi naturale e si vede come un passaggio di consegne. Del resto dove, dal punto di vista storico, finiva la pellicola di Scola comincia quella di Giordana.
In conclusione un'opera bellissima, ricca di passione e di sentimento, un'opera che regala momenti intensi (penso a Nicola che riconosce il fratello in una foto esposta in una mostra....e non aggiungo altro per non rovinare la visione a chi ne fosse ancora digiuno). Da non perdere assolutamente.
Dialogo fra Nicola ed un professore nelle battute iniziali del film:
- Vada a studiare all'estero: vada a Londra, Parigi, in America, ma lasci l'Italia. L'Italia è un paese da distruggere, un posto bello, ma inutile, destinato a morire.
-Cioè secondo lei fra poco ci sarà un'apocalisse?
-Magari ci fosse un'apocalisse, saremmo tutti costretti a ricostruire, invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri.
-E lei professore perchè rimane?
-Come perchè? Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere.
Nicola si reca in carcere come psichiatra presso un inquisito di tangentopoli:
Inquisito: "è l'Italia che hanno fatto i nostri padri, mi creda"
Nicola: "No, mio padre no, mi creda anche lei......"
Le note di The House of The Rising Sun sono davvero molto suggestive
Assolutamente niente
Bravissimo, secondo me Nicola è la miglior interpretazione resa da Lo cascio nella sua carriera almeno fino ad oggi.
Merita un plauso per come sa stare al fianco di Lo Cascio, rendendo una interpretazione all'altezza di quella del collega.
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