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The Rule of Jenny Pen

Regia di James Ashcroft vedi scheda film

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La recensione su The Rule of Jenny Pen

di alan smithee
6 stelle

Geoffrey Rush

The Rule of Jenny Pen (2024): Geoffrey Rush

42TFF: FUORI CONCORSO

Stefan Mortensen è un anziano, scaltro ed abilissimo giudice che viene colto da un ictus proprio durante le fasi cruciali di un processo che lo vede trionfatore. Solo al mondo, l'uomo viene mandato presso una clinica per anziani per trascorrere il periodo legato alla riabilitazione.

Sprezzante con gli altri ospiti, il giudice si troverà ad affrontare la sua battaglia più dura quando si accorge di essere stato preso di mira dal sadico Dave, un paziente furbo e maligno che si muove indossando come guanto una inquietante bambola di lattice e minacciando gli anziani ospiti, avendo l'accortezza di non farsi mai beccare. Con Mortensen la perfidia di Dave verrà messa alla prova, essendo il giudice un ospite più acuto e mentalmente vispo rispetto alla media degli altri ricoverati, ma la cattiveria fuori controllo dell'inquietante vecchio metterà a dirà prova gli equilibri psichici dell'anziano e affaticato giudice, arrivando e seriamente a pregiudicarne l'incolumità, già di per sé compromessa dalla paresi.

 

John Lithgow, Geoffrey Rush

The Rule of Jenny Pen (2024): John Lithgow, Geoffrey Rush

Dal regista ed attore neozelandese James Ashcroft, di cui si ricorda con favore il precedente, validissimo Coming home in the dark (2021), visto al 39 TFF nella sezione Le stanze di Rol, The rule of Jenny Pen è un efficace thriller ambientato nel regno mesto e ovattato delle case di cura e riabilitazione per anziani.

La storia intriga e funziona soprattutto grazie alla felice scelta del cast che unisce due grandi e celebrati interpreti come Geoffrey Rush nel ruolo del giudice Stefan Mortensen, e l'ancora più geniale e ferino John Lithgow in quello di Dave.

La vecchiaia come epicentro di malignità e cattiveria rancorosa fine a se stessa, è quella tipica che ha reso geniali certe opere letterarie di genere di Stephen King, delle cui riuscite atmosfere il film di Ashcroft risulta seriamente debitore.

Il film di Ashcroft non è ugualmente geniale, contiene molte soluzioni narrative davvero improbabili, ma contiene nella sua storia momenti di suspence piuttosto genuini in grado di appassionare lo spettatore, già deliziato dal duetto tra giganti rappresentato dai due celebri ed apprezzato attori (i citati Rush/Lithgow), coinvolti in un sadico gioco tra preda sfortunata e predatore furbo e cinico, degno di essere ricordato come un buon capitolo di cinema.

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