Regia di Dennis Hopper vedi scheda film
Il road movie per eccellenza: ritmo compassato, colonna sonora eccellente, due uomini e le loro moto.
- Loro non hanno paura di voi, hanno paura di ciò che rappresentate.
- E cosa rappresentiamo?
- La libertà.
Easy Rider è un'iniezione di libertà nelle logore arterie d'asfalto dell'America degli anni '60, arterie che passano tra deserti desolati e piccole cittadine, ramificandosi capillarmente nella natura selvaggia. La verità raccontata da questa pellicola sta proprio nella reazione dell'ambiente, la natura accetta i riders come parte di loro, fluidamente e spontaneamente, l'uomo reagisce agglutinandosi, combattendo il corpo estraneo con blande o decise reazioni, in funzione degli anticorpi a quella decantata libertà. Così la comunità hippie, cultrice ideale della libertà, accoglie - seppur con qualche riserva - i due motociclisti mentre il piccolo villaggio, chiuso nelle sue dinamiche e gerarchie, li identifica subito come corpi estranei da estirpare. Easy Rider non è un road movie, è l'essenza stessa del road movie, ciò che porta un uomo a salire in sella al suo cavallo di metallo e partire in un viaggio alla ricerca di se stesso.
Leggendaria la colonna sonora, perfettamente assortito il trio di protagonisti col languido Peter Fonda, lo stralunato Denis Hopper e l'estroso Jack Nicholson. La regia di Hopper è essenziale con qualche tentativo di personalizzazione, qualche ingenuità (il finale a base di allucinazioni poteva esser reso più efficacemente) e tanta passione. Il risultato è un cult movie che sembra girato ieri, qualunque sia l'ieri.
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