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Easy Rider

Regia di Dennis Hopper vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Easy Rider

di hallorann
8 stelle

1969, Festival di Cannes, EASY RIDER, un piccolo film americano, costato pochissimo, vince il premio come miglior opera prima ed entra nella storia del cinema e nell’immaginario collettivo. Film spartiacque, molto di più del precedente IL LAUREATO di Mike Nichols con Dustin Hoffman, che apre un nuovo capitolo della cinematografia a stelle e strisce. L’attore Dennis Hopper era un reduce della vecchia Hollywood (GIOVENTU’ BRUCIATA, IL GIGANTE) e insieme all’amico Peter Fonda, figlio di Henry, scrive dirige e interpreta il primo “road movie” del grande schermo statunitense. L’idea del viaggio in itinere (tanto cara a certa letteratura americana, vedi Jack Kerouac), si concretizza con la storia di due amici che percorrono le strade d’America, dalla California agli Stati del sud (Louisiana in particolare). Billy e Capitan America, dopo aver smerciato cocaina e incassato una forte somma di denaro (sulle note di “Pusher man” degli Steppenwolf), partono con le loro motociclette modello chopper senza una meta. Hanno capelli lunghi, baffi a manubrio e basettoni, incarnano la cultura alternativa degli anni ’60. I loro incontri sono fugaci ma significativi: dapprima una famiglia di pacifici contadini, poi una comune di hippie. Puntano al carnevale di New Orleans, si accodano ad una sfilata di majorette e musicisti e vengono sbattuti in cella. Qui incontrano George Hanson (la prima folgorante apparizione di Jack Nicholson), un avvocato con il vizio della bottiglia che li tira fuori dai guai e si aggrega a loro. I tre sentono sulla pelle i pregiudizi e il razzismo degli avventori in un locale del profondo sud solo perché portano i capelli lunghi. Nella notte, mentre dormono all’aperto, vengono bastonati e Hanson morirà. “…non hanno paura di voi…hanno paura di quello che voi rappresentate e voi rappresentate la libertà…”, così filosofeggia l’avvocato prima di morire mentre rilassati fumano marijuana e discutono di alieni. I due amici tornano a New Orleans e come nei progetti di Hanson noleggiano due prostitute da un bordello, girano per il carnevale, si appartano in un cimitero fuori città e prendono un acido. Hopper gira in modo sperimentale una delle scene più psichedeliche del film, resa ancora più suggestiva dal montaggio, mettendo per immagini gli effetti del LSD. Ritornati sulla strada, Billy e Capitan America vengono uccisi a fucilate da due biechi villici. Conclusione tragica, già preconizzata nel delirio acido, che pone una pietra tombale sul sogno americano classico, “una volta questo era un gran bel paese…”. Lo sceneggiatore e regista Ettore Scola racconta che Dennis Hopper gli confidò che l’idea base di EASY RIDER nacque grazie alla visione de IL SORPASSO di Dino Risi (in America EASY LIFE): il viaggio in macchina tra due caratteri opposti. In effetti Billy è il burbero e Capitan America il cavaliere placido del titolo. Ma i due film, per il resto, sono quasi agli antipodi. In seguito i tre protagonisti spiccarono il volo in modo differente: Nicholson come star assoluta; Hopper come regista di pochi e sfortunati film ma arricchì la sua galleria di interpretazioni bizzarre e originali; Fonda è rimasto un eterno incompiuto.

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