Regia di Rick Rosenthal vedi scheda film
Kit per un horror estivo che distribuisca rassicuranti brividi a una platea di adolescenti che conoscono il gioco e i suoi trucchi meglio degli autori: prendere un gruppo misto di ragazzi (tre maschi e tre femmine) in cerca di fulminea notorietà “mediatica” (qui si tratta della “rete”), farli entrare di loro spontanea volontà in un luogo di oscura fama dal quale non riescano ad allontanarsi (meglio se chiuso, ma anche un bosco, si sa, non guasta), aggiungere maniaco a piede libero e magari un buontempone che, tanto per tenere alta l’adrenalina dei compagni e il livello della trasmissione, finge di essere il maniaco (immancabilmente destinato a una fine orribile). Condire con un po’ di cinismo, un pizzico di sfacciataggine sessuale e di narcisismo, un rigurgito di buon senso. Piazzare il primo omicidio a cinque, sei minuti dall'inizio e procedere come da scaletta, con spreco di macchina a mano, telecamerina più o meno nascosta, immagine sgranata, buio. Michael Myers non è morto e lo sa bene sua sorella Jamie Lee, che lo aspetta sveglia in manicomio, ma ormai è costretto a fare lo spauracchio di giovani cacciatori di streghe che pare non abbiano mai visto un horror in vita loro e con sceneggiatori che sperano solo di essere assunti per il prossimo reality show televisivo. Meno male che per i primi dieci minuti c'è la Big Sister, perché i “fratelli”, grandi e piccoli, sono davvero deludenti.
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