Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
...e venne un uomo fu per Olmi un'opera su commissione del produttore canadese Saltzman, quello dei film sull'agente 007. Quest'ultimo era rimasto affascinato dalla figura di Giovanni XXIII e decise di dedicargli un film post mortem. Sulla carta, Olmi era la persona più indicata a fare questo film, regista d'ispirazione cristiana, anch'egli, come il papa, era un bergamasco d'origine contadina.
Olmi decide di fare un film diverso dalla consueta biografia filmata (fortunata l'epoca che non ha bisogno di biopic!) del personaggio famoso. Per il ruolo del protagonista ingaggia Rod Steiger, attore serio e introspettivo (reduce da Le mani sulla città di Rosi e da L'uomo del banco dei pegni di Lumet), ma preferisce non truccarlo da Giovanni XXIII, affidandogli invece il compito di «mediare» tra lo spettatore e il personaggio da rappresentare.
Il lavoro finito, nonostante le buone intenzioni, non può dirsi completamente riuscito. La parte migliore è la prima, quella legata all'infanzia di Angelo Giuseppe Roncalli ed è anche quella girata nella maniera più tradizionale. Quando entra in scena Rod Steiger, interprete peraltro di straordinaria intensità espressiva, la materia sembra diventare inerte, poco innovativa, direi poco «conciliare» (con riferimento al Concilio Vaticano II, fortemente voluto da papa Giovanni e questo sì davvero innovativo), e non riesce a comunicare con lo spettatore nella misura voluta dall'Autore.
Resta, assai potente, la presenza dell'umanità, personale e di conseguenza professionale, di Olmi, che emerge soprattutto quando è in scena il Roncalli bambino, il cui interprete è scelto dal regista con oculatezza e sensibilità ed è saggiamente inserito nel contesto contadino, così congeniale a lui come al papa buono. A pensarci bene, si può forse affermare che il maggior merito (non l'unico) di ...e venne un uomo è quello di costituire il primo germe per L'albero degli zoccoli (1978).
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