Regia di Marcello Avallone vedi scheda film
Uno studioso perde la vita in Centroamerica. Per saperne di più sul misterioso omicidio, giunge sul posto la figlia dell'uomo, accompagnata da un avventuriero pronto a tutto. I due ignorano che stanno sfidando un'antica divinità maya, potente e bellicosa.
Cinema 'di genere', seppure di fascia alta, ma inverosimile fino al midollo, scritto e girato con una certa approssimazione: Maya di Marcello Avallone è sostanzialmente una scopiazzatura delle avventure esotiche alla Indiana Jones, con intrighi di sottofondo, azione e mistero in primo piano e qualche punta aggiuntiva di sangue, che esonda pure nello splatter a tratti. Un prodotto sufficientemente rifinito, ma in ogni caso già in partenza ben poco significativo; la sceneggiatura è del regista, di Andrea Purgatori e di Maurizio Tedesco, mentre nel cast non compare alcun nome degno di particolare rilievo, se si esclude la particina riservata a William Berger (per quella invece affidata ad Antonello Fassari vale la precedente regola del nessun rilievo). Qua e là Avallone riesce a essere suggestivo, va riconosciuto; ma ai difetti principali della pellicola vanno ascritti la colonna sonora di Gabriele Ducros, ben poco incisiva, e la fotografia di Silvano Ippoliti, essenzialmente televisiva. Non a caso la produzione reca la firma di Reteitalia, cioè Berlusconi, anche se lo schermo di principale destinazione per il lavoro è quello grande. La breve e poco appariscente carriera di Avallone imbocca la curva discendente: da qui in avanti girerà soltanto altri quattro film in dieci anni, per poi ritirarsi. 3/10.
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