Regia di Danny Boyle vedi scheda film
La prima parte del film è veramente inquietante. Da quando il ragazzo si sveglia in ospedale e poi si ritrova per le strade di una Londra deserta. A causa di un virus sembra che l' intera umanità sia stata spazzata via. Poi il ragazzo incontra altre persone, intreccia relazioni. Alla fine diventa una sorta di guerrigliero che salva le vittime dagli strozzini di turno. E qui iniziano i problemi. La cattiveria della prima parte, l' angoscia di un mondo finalmente alla deriva si perde nella speranza. La speranza, però, di ritornare a come si era prima. La scena finale è banale e illusoria. Come se, in fondo, l' uomo possa superare ogni difficoltà. Grazie all' amore o all' amicizia. Stronzate.
Il lavoro di Danny Boyle è attento e ricercato. Nel modo di girare adrenalinico e frastornante. Nella scelta delle tonalità cromatiche. Londra è grigia e metallica. E' morta. Le uniche esplosioni di colori arrivano dagli oggetti. I secchi per raccogliere l' acqua su un tetto. Le mille scatole del supermercato.
Quello che non capisco è la bontà del finale. Questo è un film che presenta l' uomo spogliato della sua corazza razionale. L' uomo come una bestia idrofoba. Perchè sperare in un ritorno a quello che eravamo?
Perchè non sperare nella definitiva estinsione della razza umana?
La situazione di oggi, del mondo in cui viviamo sta per arrivare al capolinea. Un collasso è alle porte. Stiamo correndo verso la fine, qualunque essa sia.
E se non c'è una vera fine, non possiamo aspettarci neanche un vero inizio.
Se le tragedie che colpiscono il genere umano non riescono a fargli prendere una reale coscienza delle cose e del mondo, allora sono inutili.
Per questo mi sembra inutile il finale del film.
Porta la speranza dello spettatore verso un mondo (di merda) che sembrava essere stato distrutto.
Ma che torna prepotentemente come la scia di un aereo nel mezzo del cielo.
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