Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Interessante ibrido tra il "survival horror" di "L'alba dei morti viventi" e la fantascienza apocalittica di "Survivors", l'indimenticabile sceneggiato inglese anni '70 della BBC (andato in onda parzialmente anche in Italia con il titolo de "I sopravvissuti"). Tetro ed angosciante, come del resto si conviene ad un prodotto del genere, ma sia pur nell'amarezza e nel cinismo del messaggio di fondo ("il genere umano è solo una parentesi di pochi secondi nella storia del pianeta, se scomparisse tutto tornerebbe alla normalità" dice il sergente Farrell), il film di Danny Boyle non è privo di una luce di speranza che, inevitabilmente, passa attraverso l'amore e l'amicizia. Lontano dai toni grotteschi delle sue prime pellicole ma anche dalla patinata (e un po' superficiale) eleganza di altre sue opere, con "28 giorni dopo" Danny Boyle probabilmente dirige il suo miglior film: una pellicola asciutta e rigorosa, appassionante e ben recitata (eccezionali Cillian Murphy e Brendan Gleeson), con poche concessioni alla spettacolarizzazione e ai cliches del "cinema di paura" tradizionale, rivelandosi un interessante gioco di scatole cinesi nel quale i ruoli vengono continuamente ribaltati con le vittime che diventano carnefici e poi di nuovo vittime e ancora carnefici (perché alla fine "sono solo uomini che uccidono altri uomini, niente di nuovo sotto il sole", dice il maggiore West). Il film, intendiamoci, non è privo di difetti e d'incongruenze ma non è davvero il caso di essere pignoli di fronte ad uno dei migliori prodotti "di genere" usciti negli ultimi anni. Certo, se non amate le pellicole con tempi dilatati ed atmosfere sospese e cercate un horror più "tradizionale", con spaventi ogni minuto e mezzo, azione adrenalinica ed effetti speciali a manetta, probabilmente è meglio che vi asteniate. Per quanto mi riguarda voto positivo.
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