Regia di Ana Endara Mislov vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 19 - CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA
Ana Maria, ragazza madre di origini colombiane, povera e senza visti di soggiorno, ma fermamente intenzionata a portare a termine il proprio parto nonostante i problemi che la assillano, arriva a Panama da irregolare ed accetta di andare a prendersi cura della figlia di una giovane manager, fino a poco tempo prima donna di affari e dirigenza pure lei, succube da un po' di tempo di una forma di demenza senile progressiva che la rende instabile e poco affidabile, con tendenze autolesionista sempre più allarmanti. L'incontro tra le due non avviene nel segno della tolleranza e della comprensione, dovendo la umile badante patire umiliazioni e capricci di una padrona di casa imprevedibile e sin pericolosa, per sé stessa e chi le sta vicino.
Ma, sullo sfondo di un giardino tropicale che ha trasformato in giungla il cortile che cinge la villa della anziana donna, poco per volta tra le due donne, diversamente sofferenti e bisognose, nascerà un legame intimo indissolubile che segnerà lo sviluppo di una intesa magnetica, quella che, a prima vista pareva impossibile da potersi minimamente realizzare.
Dalla fine e sottilmente elaborata sceneggiatura tutta in crescendo che la regista panamense Ana Endara, specializzata in campo documentaristico e qui alle prese con la sua prima opera di fiction, ha curato di persona, Querido tropico si rivela un film sottile, fatto di rivelazioni sottotono ma potenti, che si delineano con un semplice sguardo di diffidenza che si trasforma, poco per volta, in una complicità salvifica da una parte, e gratificante dall'altra.
L'importanza del risultato finale non può prescindere dalla meritevole scelta di un cast che vede coinvolte tre attrici in stato di grazia, nel ruolo della matriarca, di sua figlia, tenace ma devota, e della mite Ana al loro servizio.
In particolare il film gode dei suoi picchi grazie all'intesa recitativa che si crea tra le due protagoniste, Paulina Garcia, star cilena conclamata da Gloria (2013) di Sebastian Lelio in avanti, e la brava e struggente Jenny Navarrete.
Un film pieno di grazia, di sottintesi che si intuiscono da sguardi illuminati che funzionano molto meglio di qualsiasi parola o gesto.
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