Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film
Un ex combattente della repubblica spagnola è riparato in Francia alla fine della guerra civile, per anni ha continuato a compiere scorrerie oltre confine ma ormai si è imbolsito. Un ragazzino lo raggiunge e gli chiede di vendicare suo padre, che è stato ucciso dalla Guardia Civil per essersi rifiutato di tradirlo; intanto anche la vecchia madre del guerrigliero sta morendo. Zinnemann ritrova gli accenti di Mezzogiorno di fuoco nella messa in scena di una serie di dilemmi morali che scuotono le coscienze: l’antifranchista, diviso fra il dovere di rivedere la madre moribonda e la paura di mettere a repentaglio la propria vita, decide di andarsene con un bel gesto eroicamente gratuito (e anche all’ultimo momento dovrà fare una scelta difficile: uccidere l’aguzzino di sempre o il traditore appena scoperto); il prete, pur pressato dalle autorità, rifiuta di rivelare un segreto appreso in confessione e rischia il carcere per salvare un nemico; il ragazzino, cresciuto in un clima di anticlericalismo, è incerto se fidarsi o no del prete (e qui entra in gioco anche la sua ossessione personale: riferire ciò che ha appreso significa rendere impossibile la vendetta agognata). Situazioni che si susseguono in modo fluido, senza nessuna meccanicità, e che mantengono la tensione costantemente alta. Un dubbio grave sulla sceneggiatura: se i fascisti sanno che Peck sa che la madre è morta, perché continuano a restare appostati nell'ospedale? Il titolo originale allude ad Apocalisse 6, 8, dove la Morte siede appunto su un cavallo pallido (“a pale horse”).
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