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All'inferno quel bastardo di Johnny Scorpio

Regia di Joseph G. Prieto vedi scheda film

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La recensione su All'inferno quel bastardo di Johnny Scorpio

di moonlightrosso
2 stelle

Scalcinato sottoprodotto da drive-in che merita senz'altro una visione per il solo fatto che di personaggi che si chiamino Johnny Scorpio non ce ne è manco uno!!

 

Tipico sottoprodotto da “drive in” circolato anche sui nostri schermi un paio d’anni più tardi, nonchè trasmesso dalle nostre prime e gloriose televisioni private.

Le zone desertiche e desolate dell’entroterra della Florida, perennemente illuminate da un sole accecante, costituiscono lo sfondo del mondo delle corse stile “24 ore di Le Mans” e di tutto il sottobosco di scommesse clandestine, gare truccate e criminalità che lo circonda.

Il cinico pilota Jerry, al soldo di un capogangster soprannominato “Il Padrino” (sic!), è ritenuto responsabile di aver provocato un incidente automobilistico in cui trovò la morte un giovane collega che aveva deciso di non sottostare ai criminali, nonchè di denunciare le irregolarità. Allo scopo di vendicare il fratello, l’altrettanto giovane e coraggioso Steve decide di indagare. Avendo fatto sbancare con le sue vittorie nelle corse i bookmakers e conseguentemente danneggiato le finanze del “Padrino”, sarà oggetto di minacce di morte nonchè verrà preso a suon di sberle da Jerry e i suoi scagnozzi. Dopo essere entrato nella scuderia del Padrino e dopo aver finto di essersi convertito ai facili guadagni, il nostro riuscirà a rimettere le cose a posto in un finale talmente rabberciato e raffazzonato da far cadere le braccia.

Joseph Mawra, ex autore sottopagato di barzellette e freddure per locali di cabaret di terz’ordine, nonchè di dimenticabili jingles pubblicitari, ebbe negli anni sessanta l’occasione di passare alla regia grazie all’intervento degli stessi finanziatori, evidentemente affetti da turbe masochistiche, che consentirono al “grande” Ed Wood di realizzare il suo improponibile e ovviamente fallimentare film d’esordio “Glen or Glenda” (1952).

Dopo aver scimmiottato l’exploitation di Russ Meyer con una serie di pellicole ultrapoveristiche ma portanti un alto tasso di erotismo e di sadismo, tutte purtroppo inedite da noi, il buon Mawra si cimenta in questo sgangheratissimo action movie nel quale ebbe a fruire, sono parole sue, del più alto budget che gli sia mai capitato tra le mani!!

Una trama di disarmante ingenuità narrata in maniera talmente confusa e dilettantesca, nella quale difficilmente colui che mi piace definire come “il malcapitato spettatore” riuscirà a raccapezzarsi.

Glissando su snodi narrativi di ardua comprensibilità, sui salti di luce nelle riprese, nonchè su un montaggio ai limiti del demenziale; constatato altresì che di personaggi che si chiamino effettivamente Johnny Scorpio non c’è nemmeno l’ombra, il film rimane comunque interessante per alcuni spunti nei quali i più raffinati cultori del trash potranno a mio giudizio trovare non poco sollazzo.

A tal riguardo non possiamo non citare i numerosi momenti “weirdi” che costellano la pellicola: basti pensare alla lotta in perfetto “wrestling-style” di due ragazze in spiaggia a contesa del bellimbusto di turno piazzata lì tanto per fare metraggio, rissa preceduta da prevedibili e irripetibili epiteti che si rivolgono vicendevolmente le pulzelle in questione. Sempre in tema di pestaggi, non possiamo non far parola di quello subìto da Steve massacrato dall’antagonista Jerry e dalla sua banda in riva a un fiume nel quale sarà poi gettato. Ann, fidanzata di Steve, rimasta attonita e imbambolata ad assistere alla scena, darà vita a una magistrale interpretazione di colei che, nella totale latitanza del copione, non sa davvero che pesci pigliare. Superiamo poi, con nostra somma delizia, il night club con le poltrone a forma di “water close” e con le “entrez-nouses” che vengono elegantemente invitate dagli avventori ad “…andare a strusciarsi da un’altra parte e a mettere il culo su un altro cesso”. Poetica leopardiana e delicatezze d’altri tempi che porteranno il cattivaccio Jerry a scaricare definitivamente la sua rozza spasimante rovesciandole una tanica di pece sulla testa, il tutto seguito da un inevitabile “…Sei un bastardo!!” da parte di quest’ultima.

Tra macchine che sbandano e si incendiano fuori strada nonostante abbiano superato gli ostacoli, la palma dell’assurdo se l’aggiudica comunque la delirante rissa finale ingaggiata dall’ineffabile Jerry. Seminate le forze dell’ordine intervenute finalmente per arrestarlo, il nostro andrà a cozzare con la sua automobile semidistrutta contro una pompa di benzina incendiandola e un banchetto di frutta. All’ira distruttrice e manesca del proprietario si accompagnano le urla sguaiate della di lui brevilinea e pingue consorte che agiterà la sua scopa di saggina colpendo indistintamente ora il criminale ora lo stesso marito!! Al fine di far perdere le tracce alla polizia e soprattutto al nerboruto gestore dell’ormai diruto distributore, Jerry riuscirà a rubare una nuova automobile nonchè a entrare clamorosamente in una gara che si stava svolgendo, salvo poi incidentarsi con altre macchine. A sottolineare la totale farneticazione del frangente narrativo, chiunque potrà notare che la macchina rubata da Jerry di colore giallo canarino si trasforma improvvisamente e inspiegabilmente in bianca durante la corsa!!

In un panorama attoriale comprensibilmente dominato da carneadi, con gente in parte confluita in produzioni televisive minori e in parte proveniente, quanto al gineceo, dagli scalcinati strip bar di periferia, sempre secondo i resoconti del regista, svettano i nomi dell’ex militare e caratterista John Russell nel ruolo del Padrino ma soprattutto di Lon Chaney Jr., uno dei volti più noti del cinema horror degli anni quaranta. Vittima dell’alcolismo e in un destino in tutto simile al grande Bela Lugosi durante il suo sodalizio con il testè citato peggior regista del mondo Ed Wood, dovette anch’egli accontentarsi in tarda età a lavorare in produzioni sempre più scalcinate per far fronte a una miseranda condizione economica.

Sempre al fine di raggiungere il metraggio richiesto dai distributori, completano il tutto la presenza di un gruppo pseudofolk che vorrebbe inserirsi nel genere dei “The Mamas & Papas” (solo che qui i membri sono cinque e non quattro: tre donne e due uomini) e un attempato ciccione di colore che, pensando di essere bravo e originale, imita maldestramente la voce di Louis Armstrong.

Un’ultima curiosità: Joseph Mawra riferì in una recente intervista di aver avuto problemi con la produzione in quanto quest’ultima avrebbe inserito, a sua insaputa, dei footage di corse automobilistiche, nonchè addirittura un cane che canta, purtroppo assente nella versione da me visionata!!

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