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Dadapolis

Regia di Carlo Luglio, Fabio Gargano vedi scheda film

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La recensione su Dadapolis

di cantautoredelnulla
7 stelle

Riflessione su cosa significhi oggi essere artista a Napoli, ma più in generale si potrebbero estendere le riflessioni del film al mondo contemporaneo. Una pellicola che è un atto d'amore per la città della Sibilla Cumana condannata a dovere per sempre dire la verità, anche quando è scomoda e non piace sentirsela raccontare

Presentato ieri all'81° mostra del Cinema di Venezia nell'ambito delle giornate degli autori, questo documentario racconta l'arte e la sfida di essere artista nella Napoli contemporanea. Il documentario mi è piaciuto, anche se sono condizionato dal ricordo positivo che ho per un altro film, Passione di John Turturro, che mi ricorda nell'impianto generale. La cosa sicuramente curiosa è che ricordo dopo 14 anni il film di Turturro con affetto, ma ai tempi l'avevo giudicato sufficiente, quindi è probabile che rivaluterò ancora di più l'opera di Carlo Luglio e Fabio Gargano nel tempo.

Ora come diceva Pasolini e ricorda nell'intervista rilasciata all'ANSA Cristina Donadio, "Napoli è una nazione nella nazione". E in entrambi i film questo si sente. Sicuramente il film di Turturro è più immediato e appassionato, questo Dadapolis invece è un lavoro più intellettuale e ricercato che mantiene comunque una certa spontaneità.

 

 

Nel documentario si racconta la storia e il legame di Napoli al mare, "il mare è Dio" dice a un certo punto James Senese perché davvero il mare ha dato vita e la vita a Napoli. Non c'è in queste inquadrature la Napoli turistica, come del resto non c'era nemmeno nel film di Turturro, ma quella Napoli intellettuale che lotta, crea, inventa e arricchisce l'Italia e il mondo intero col suo entusiasmo partenopeo. Ma questo contributo costa sicuramente fatica, una fatica che gli artisti, i musicisti, i pittori, gli architetti, affrontano quotidianamente, quasi con rassegnazione, perché poi chi non si rassegna inevitabilmente se ne va. Vedere Napoli dalla distanza per intelleggerla e tornarvi per amarla. La napolitudine è un sentimento vivo, quel detto che tutti conosciamo "Vedi Napoli e poi muori!" racconta in maniera semplice e lineare la forza di questa grandissima città.

 

scena

Dadapolis (2024): scena

 

Mi sono piaciute diverse cose di questo film, la regia distaccata, ma curata, la scenografia invece che spicca, racconta: le navi coperte di ruggine, un murales su un tuffatore che non punta a terra ma si protende in avanti verso il futuro, una sirena ciaciona che viene incollata su una barca, ma anche le riprese di un drone che scende sempre a mostrarci da vicino quello che inizialmente è un panorama o uno scorcio di riflessione. Ecco queste scelte mi sono piaciute. E poi alcune frasi tipo "un mio amico diceva che in questa lingua si è perso il futuro" che aprono a tantissime riflessioni.

Sicuramente non è per tutti i palati e immagino che chi sia di Napoli e la conosca meglio di me saprà apprezzarne ancora di più il racconto e lo sfondo.

 

scena

Dadapolis (2024): scena

 

 

Concludo questa recensione citando una domanda aperta fatta nel film da Guelfo Margherita, psicologo, interrogativo secondo me rivolto all'artista in Italia e non solo a Napoli in questo contesto storico: "Ora io mi domando: cosa fa un artista quando si sente soffocato da una struttura così oppressiva come quella che IO sto sentendo in questo momento... Non lo so se voi la sentite!".

Certo Pasolini avrebbe risposto con i famosi versi de "La mia nazione":

 

Proprio perchè tu sei esistita, ora non esisti,

proprio perchè fosti cosciente, sei incosciente.

[...]

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

 

Voi cosa avreste risposto? Guardate il film e provate a formulare la vostra ipotesi!

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