Regia di Peter Segal vedi scheda film
Il motivo conduttore della rabbia è presto ricondotto a labilissimo pretesto narrativo per lo scontro comico tra le due star che campeggiano in locandina.
Attraverso l'iniziale inversione prospettica (un sano è costretto a curarsi da un malato), la commedia col mansueto paziente Adam Sandler e il dissennato terapeuta Jack Nicholson sembra indignarsi dell'ingiustizia serpeggiante in una società in cui vincono solo gli antipatici. Riflessione che decade, però, in una pozza di buonismo quando la coppia stringe amicizia, e ancora di più nell'implausibile rivelazione posta in chiusura. La regia (dirige Peter Segal) è dignitosa: è il copione di David Dorfman a non essere accettabile, farcito com'è di gratuita scurrilità (i peti notturni di Nicholson, l'abbordaggio di Heather Graham attraverso una battutaccia sul fallo in erezione, l'insistenza sulle abnormi dimensioni del pene dell'amico/rivale di Sandler) e trovate che imbarazzano vistosamente (Woody Harrelson en travesti). Certi lazzi buffoneschi e il divertente John Turturro persuadono a qualche sghignazzata innocua, ma l'ostentata cattiveria verso i freak si confonde con la derisione, la faciloneria complessiva rema contro e il motivo conduttore della rabbia è presto ricondotto a labilissimo pretesto narrativo per lo scontro comico tra le due star che campeggiano in locandina. In ogni caso, i premi Oscar Marisa Tomei e Nicholson avrebbero dovuto pensarci a fondo prima di buttarsi a capofitto in un film sgangherato e volgare come questo. Cameo di Rudolph Giuliani.
Assai ruffiane le canzoni della soundtrack assemblata da Teddy Castellucci.
Film APPENA PASSABILE (5) — Bollino GIALLO
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