Regia di Peter Segal vedi scheda film
Terapia d’urto non è Qualcosa è cambiato. In meno di cinque anni, le risorse hollywoodiane sembrano essersi irrimediabilmente annacquate, in tutti i generi, e forse in particolare nella commedia: un genere nel quale sono certamente importanti gli sceneggiatori, ma dove non guasta neppure un regista che sappia condurre il gioco delle gag e degli attori. Purtroppo Peter Segal (che ha diretto un sacco di roba televisiva, la terza Pallottola spuntata e La famiglia del professore matto) non ha il mestiere, non dico di Billy Wilder, ma nemmeno di James L. Brooks, che aveva diretto Jack Nicholson nel film del 1997. E Nicholson, senza qualcuno che lo controlli, rischia sempre di trasformarsi in un gigione debordante, e oscura il talento laconico di Adam Sandler. E dire che la parte del terapeuta che dovrebbe aiutare i suoi pazienti a tenere sotto controllo la rabbia e che, dal canto suo, è invadente, impaziente, dispettoso e iroso, calzava a pennello a Nicholson, ormai un matto burbero per antonomasia. Ma i tempi sono sfilacciati, le gag prevedibili, gli “intermezzi” soporiferi. Le cose migliori del film sono le partecipazioni speciali e i “cammei” (John Turturro nella parte del paziente violento, Woody Harrelson in quella di Galaxia, Rudolph Giuliani come se stesso) e I Feel Pretty da West Side Story intonato per calmare lo stress del mattino.
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